Pubblichiamo la nota Sir di questa settimana. Vince, ancora una volta, la voglia di alternanza. Il clamoroso risultato delle elezioni regionali (11-2, con una prevedibile vittoria del centro-sinistra anche in Basilicata, fra 15 giorni) si spiega anche così. Coerentemente con la storia elettorale recente e con il quadro dei principali partner europei.
Resta al centro-destra il lombardo-veneto e, se vengono contenuti i danni in Puglia e nel Lazio, pure perdute, nelle altre regioni del centro-sud in cui si produce alternanza (Calabria ed Abruzzo) la sconfitta è nettissima. Né si può invocare il mancato apporto al centro-destra della lista della nipote di Benito Mussolini.
Tenuto conto che l’affluenza non è stata troppo bassa, anche se è diminuita dell’1,6%, tenuto conto che le politiche sono fissate di qui ad un anno, c’è più di un motivo di preoccupazione per il governo e le forze politiche che lo sostengono, a partire da Forza Italia, la cui flessione è il dato numericamente più rilevante di questa tornata elettorale. Ma la "verifica" sui numeri ed i nomi dei candidati, che già non fu facile in occasione delle amministrative di un anno fa, potrebbe essere insufficiente, non solo per gli sconfitti, ma anche per i vincitori di oggi.
Occorre andare più in profondità, interrogarsi sul messaggio sintetico che, nell’arco di più di una legislatura ormai, gli elettori italiani, saggi e sempre più disincantati spettatori dell’evoluzione dell’offerta politica, trasmettono. Sembrano insomma interpretare il maggioritario con una serie alternata di sanzioni. Così, di fronte alla vischiosità dei processi "reali", quelli sociali ed economici, la politica consuma in fretta comprimari e protagonisti.
Questo dimostra che non ci sono alternative per la classe politica – al duro lavoro, che ovviamente ha bisogno di tempi medi e di prospettive alte e condivise da tutti, ben al di la degli schieramenti. Gli elettori apprezzano, in particolare in un momento prolungato di bassa congiuntura economica, messaggi di rassicurazione, piuttosto che continue sollecitazioni. Questo comporta la necessità di un rapporto "caldo" e insieme di punti di riferimento saldi. Tra questi il valore del complesso dosaggio di pesi e contrappesi istituzionali espresso dalla costituzione del 1948, troppo frettolosamente messa in discussione per quanto concerne la sua seconda parte tanto nella precedente, quanto, in maggiore misura, nell’attuale legislatura, prima da uno e poi dall’altro schieramento. Emerge così in misura ancora più evidente l’importanza dei valori di fondo iscritti nella costituzione, dal rispetto della vita umana, alla famiglia, all’educazione ed alla libertà scolastica, alla solidarietà, alla promozione della giustizia e della pace, bussola preziosa di oggi e di domani, da incarnare coerentemente nelle politiche pubbliche, ad ogni livello.” ”