Lo ha detto il card. Marco Cè,patriarca di Venezia, nell’omelia pronunciata ieri, in occasione della Festa del Redentore.Questa festa, ha osservato il cardinale, “è un’occasione per affermare che Cristo morto erisorto è l’unica salvezza dell’uomo: Egli si è caricato delle nostre sofferenze e dei nostri dolori.Noi dobbiamo rispondere a questo amore con altrettanto amore, pensando a tutte le situazionidi bisogno e alle povertà esistenti”. Il cardinale ha ricordato che oggi è sempre più difficilericonoscere il mistero del Redentore e rivivere il contesto culturale proprio della festa popolare.”Viviamo anzi – ha detto – la separazione tra fede e cultura: a voler essere realisti, oggi,l’Eucaristia, in quanto celebrazione della croce del Signore, è rottura, è scandalo”. Per questoil cardinale ha invitato i fedeli a rivolgere il pensiero “all’Albania, all’Africa, ai popoli dallapovertà senza speranza” ma anche “alla deriva della nostra generazione da Dio e dal Cristo,alla frantumazione di ogni solidarietà in un’esplosione folle degli egoismi che diventa chiusurasu di sé, rifiuto pregiudiziale del diverso”. A questo il card Cè ha contrapposto l’esempio della”follia della croce, che è sapienza di Dio, l’unica sapienza che salva”.La Festa del Redentore nasce dal voto che Venezia fece negli anni 1575-76, quando fu colpitada una grave pestilenza; il Senato della Repubblica fece voto che, se la città fosse stataliberata dal flagello, avrebbe eretto una nuova Chiesa, dedicata al Redentore. Scomparso ilmorbo,il voto venne puntualmente adempiuto.