Nicaragua. Il regime conferma: mons. Álvarez agli arresti domiciliari nell’abitazione dei familiari. L’incontro con il card. Brenes: “Salute deteriorata, ma spirito forte”

Il regime del presidente Ortega accusa il vescovo e i suoi collaboratori (sacerdoti e laici, a loro volta arrestati) di sedizione e ha motivato l’arresto del presule con l’esigenza di “recuperare la normalità per la cittadinanza e le famiglie di Matagalpa”.

(Foto: diocesi di Matagalpa)

La Polizia nazionale del Nicaragua, al servizio di Daniel Ortega, ha confermato, tramite un comunicato, di aver prelevato e di trattenere nella capitale mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore diocesano di Estelí. Secondo quanto sostenuto dalla vicepresidente Rosario Murillo il presule è agli arresti domiciliari nell’abitazione dei suoi familiari. Particolare confermato dall’arcidiocesi di Managua.
La Polizia ha reso noto che nella mattinata di ieri, dopo l’arresto avvenuto nella notte, il vescovo “ha potuto incontrare i suoi parenti”. La Polizia ha fatto sapere anche che “il cardinale e vicepresidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, Leopoldo Brenes, ha potuto visitarlo e che i due hanno parlato a lungo”.

Ortega accusa mons. Álvarez e i suoi collaboratori (sacerdoti e laici, a loro volta arrestati) di sedizione e ha motivato l’arresto del presule con l’esigenza di “recuperare la normalità per la cittadinanza e le famiglie di Matagalpa”.

Il vescovo infatti sarebbe reo di non aver risposto alle richieste avanzate dalle forze dell’ordine. Non solo. Le giornate di preghiera davanti al Santissimo sacramento, i rosari e le trasmissioni attraverso i social network sono state considerate “attività destabilizzanti e provocatorie”, per le quali si è “resa necessaria” la cosiddetta operazione di ordine pubblico. In un comunicato l’arcidiocesi di Managua ha confermato l’incontro tra mons. Álvarez e il card. Brenes. L’arcivescovo ha espresso al confratello solidarietà e vicinanza sottolineando che la “condizione fisica” di mons. Álvarez “è deteriorata”, ma “il suo morale e il suo spirito sono forti”. L’arcidiocesi auspica che questa situazione venga superata, dentro a un atteggiamento “rispettoso”.

Numerose in tutto il mondo le reazioni all’arresto del vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez.

Forte la presa di posizione della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba che in una nota esprime grande preoccupazione per la situazione del Nicaragua. “Noi vescovi cattolici di Cuba, insieme ai nostri sacerdoti, diaconi, vita religiosa e fedeli – si legge nella dichiarazione firmata da monsignor Emilio Aranguren, vescovo di Holguin e presidente dell’episcopato cubano – preghiamo e accompagniamo la Chiesa di Dio in Nicaragua, apprezziamo la testimonianza di fedeltà a Cristo e agli umili che offrite e la comunione che avete mantenuto in mezzo alle prove e la fiducia serena nel Signore risorto che state annunciando in queste ore di croce”. Appelli alla liberazione di mons. Álvarez sono anche giunti dalla Conferenza episcopale del Perù e dall’arcivescovo di Panamá, mons. José Domingo Ulloa. Comunicati di vicinanza e invito alla preghiera anche dagli episcopati di Cile e Costa Rica. Solidarietà infine, attraverso Twitter, anche dall’arcivescovo di Madrid, il card. Carlos Osoro Sierra.
A livello politico, una dura condanna dell’arresto di mons. Álvarez e dei suoi collaboratori arriva dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani, Luis Almagro, che “esige” l’immediata liberazione degli arrestati e dei prigionieri politici in Nicaragua.

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