Democrazia Usa al bivio

Negli Stati Uniti è iniziato il conto alla rovescia verso il 3 novembre quando si terranno le 59e elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti. Sarà un appuntamento assolutamente inedito, condizionato inevitabilmente dalla pandemia. Il covid ha costretto persino l’attuale presidente Donald Trump (che aveva sempre se non negato, decisamente sottostimato tale problema) al ricovero nell’ospedale militare Walter Reed condizionando così anche la campagna elettorale.

(Foto ANSA/SIR)

Negli Stati Uniti è iniziato il conto alla rovescia verso il 3 novembre quando si terranno le 59e elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti. Sarà un appuntamento assolutamente inedito, condizionato inevitabilmente dalla pandemia. Il covid ha costretto persino l’attuale presidente Donald Trump (che aveva sempre se non negato, decisamente sottostimato tale problema) al ricovero nell’ospedale militare Walter Reed condizionando così anche la campagna elettorale.
Ma se per magia la pandemia all’improvviso sparisse, le prossime presidenziali americane potrebbero rimanere qualcosa di mai visto. Infatti, da più parti ci si sta preparando a scenari complicati, se non addirittura molto preoccupanti, visto i toni con cui The Donald sta caricando l’appuntamento elettorale.
Quella che fino a qualche anno fa era considerata la democrazia per eccellenza nel panorama mondiale, oggi sembra in affanno, sottoposta com’è da tempo e ora in modo crescente man mano che ci si avvicina alle urne, a una contrapposizione senza esclusione di colpi. In questo senso il primo confronto televisivo tra Donald Trump e il democratico Joe Biden è emblematico di questo clima.
Chissà come Giorgio Gaber modificherebbe il testo della sua canzone del 1995 “E pensare che c’era il pensiero” dove affermava con il suo sarcasmo corrosivo “gli Americani sono dei portatori sani di democrazia”. Oggi, infatti, c’è più di qualche dubbio sulla salute della democrazia a stelle e strisce.
Trump ha scelto di impostare la sua presidenza facendo saltare tutti i riti e i protocolli che avevano regolato i mandati precedenti, sia democratici che repubblicani. Alla base c’era l’idea che una volta eletto il Presidente degli Stati Uniti fosse presidente di tutti gli americani. Fino a quattro anni fa molti analisti sostenevano che per diventare Presidente bisognasse puntare al centro, al voto moderato. La vittoria di Trump ha modificato l’assetto del gioco, facendo vedere che si può vincere puntando alle ali estreme. E infatti Donald Trump si è imposto fin dalle primarie repubblicane di quattro anni fa come il leader di una parte, parte che ha più volte coccolato nel corso di questo primo mandato, alla quale si è ripetutamente rivolto e alla quale si sta appellando in queste settimane per mobilitarla nel caso in cui il risultato non fosse a lui favorevole.
Il sistema elettorale americano, peraltro, non aiuta a semplificare il quadro. E’, infatti, prevista la possibilità di votare per posta. Questo significa che alla fine dello spoglio dei voti depositati nelle urne non si saprà con certezza chi sarà il vincitore e bisognerà attendere (non si sa quanto) il conteggio dei voti per posta (è una situazione che ha dell’incredibile pensando alla superpotenza Usa!). Qui gli scenari possono essere diversi compreso e non remoto quello della contestazione dell’esito da parte del presidente in carica nel caso in cui il voto postale assegnasse la vittoria a Biden. Questo aprirebbe una fase di turbolenza e incertezza mai sperimentata dalla democrazia americana, tanto che non pochi analisti hanno espresso preoccupazioni per lo stesso futuro del sistema democratico statunitense.
Non sappiamo dove porterà l’approccio muscolare adottato stabilmente da Trump (anche in politica estera). Quello che è certo è che il 3 novembre rappresenta per gli Usa, evidentemente, uno snodo cruciale, dopo il quale la democrazia a stelle e strisce potrebbe non essere più quella di prima. In questo caso gli americani rinuncerebbero in modo definitivo a essere “portatori sani di democrazia”.

(*) direttore “La Voce di Berici” (Vicenza)

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