Leone XIV. Zamagni: “Il suo compito è aggiornare la Dottrina sociale per la stagione della post-modernità”

La biografia di Robert Francis Prevost, secondo l’economista, aiuterà il 266° successore di Pietro anche nel portare a termine la riorganizzazione dello Stato della Città del Vaticano, nell’affrontare la questione legata alle finanze, nel rialzare il livello sul fronte culturale e nell'azione a favore della pace. “Assomma in sé diverse caratteristiche, è molto vicino a Papa Francesco. E questo – afferma – ci fa ben sperare”

(Foto Vatican Media/SIR)

Un uomo di alta cultura, Agostiniano, mite e missionario. Queste “skills” di Robert Francis Prevost fanno dire all’economista Stefano Zamagni che Leone XIV è “attrezzato” per prendere il testimone lasciato da Francesco e affrontare con la necessaria preparazione le sfide all’interno della Chiesa e quelle che scuotono il mondo in questo complesso tornante della storia.

Professore, che eredità Prevost raccoglie da Bergoglio?
Raccoglie da Francesco un’eredità certamente pesante. Perché Bergoglio è stato un Papa fuori dell’ordinario, come ormai tutti riconoscono. Ma, per la sua biografia,

ritengo che Prevost sia attrezzato:

ha la preparazione culturale di base poiché ha conseguito un dottorato di ricerca, cosa non frequente, oltre alle lauree; poi è un Agostiniano e tutti sanno cosa è stato sant’Agostino, un filosofo preso da tutti a riferimento; è statunitense ma i suoi nonni sono uno francese e l’altro spagnolo; inoltre è stato vescovo missionario in Perù; infine parla quattro lingue – inglese, italiano, spagnolo e francese.

Tutti elementi che lo aiuteranno nell’“aggiornamento” della Dottrina sociale della Chiesa, nel portare a termine la riorganizzazione dello Stato della Città del Vaticano iniziata da Papa Francesco ma non portata a termine e nell’affrontare la questione legata allo stato delle finanze, che non va sottovalutata affatto.

Il nome scelto dal nuovo Papa ha subito fatto andare il pensiero alla Rerum Novarum di Leone XIII…
Il fatto che abbia scelto il nome di Leone XIV è un messaggio in codice; non dimentichiamo che Leone XIII è stato il Papa che sul fronte della Dottrina sociale della Chiesa ha inaugurato la stagione della modernità. Negli ultimi decenni siamo entrati in un’altra fase storica, quella della post-modernità: di conseguenza

il compito di questo Papa sarà quello di “aggiornare” la Dottrina sociale della Chiesa ereditata da Leone XIII per la nuova stagione, quella della post-modernità.

Cosa intende?
Oggi ci sono questioni e problemi che allora non esistevano: la globalizzazione, la finanziarizzazione dell’economia, la rivoluzione delle tecnologie del digitale – segnatamente l’intelligenza artificiale –, la nuova geo-economia o geopolitica.

I principi della Dottrina sociale della Chiesa, che sono immutabili, devono trovare il modo di essere declinati in questo nuovo contesto. E questo Papa ha le carte in regola per farlo.

Vede altre sfide che attendono Leone XIV?
Riprendere e ridare fiato alla dimensione sia teologica sia culturale. Perché mentre sul piano del sociale, dell’ecologico e dell’economico Papa Francesco ha dato qualcosa di indescrivibile rispetto ai predecessori,

sul fronte propriamente culturale, quello con la “C” maiuscola, bisogna rialzare il livello.

E questo, per esempio, riguarda le Università cattoliche di tutto il mondo, che sono 1.200, e quelle Pontificie. Consapevoli che il contributo che da sempre la Chiesa ha dato alla dimensione culturale è fondamentale: i contributi più alti a livello filosofico, a livello giuridico… sono venuti da questa parte. Per cui bisogna ritornare a coltivare il pensiero. E poi…

Dica.
Il riferimento insistente alla pace dalla bocca di un americano di questi tempi è qualcosa che va preso in seria considerazione. Non è stato una cosa detta en passant, l’ha ripetuta più volte. Una pace disarmata e disarmante.

Tornano alla memoria le continue denunce di Francesco contro gli investimenti in armamenti, in totale disaccordo con chi chiede di aumentare le spese militari o scatena guerre commerciali con i dazi…
Una pace “disarmata” capiscono tutti cosa significhi. Ma “disarmate” lo capiscono in pochi: significa che

la pace è tale e dura nella misura in cui si creano istituzioni di pace.

Perché la pace non può essere soltanto il risultato di un vago volontarismo, ma deve essere preceduta dalla creazione di istituzioni di pace. Oggi, in questo momento storico, le istituzioni di pace che sono maggiormente esigite sono quelle di natura economico-finanziarie da un lato e geo-politico dall’altro. Il Papa non ho avuto il tempo di entrare nei dettagli, ma il messaggio è stato chiaro: chi ha orecchie per intendere intenda. La pace disarmata è un’azione che tende a cambiare le regole del gioco internazionale, economico e finanziario e soprattutto della geopolitica: bisogna finirla con l’unilateralismo, che è sempre stata la bandiera portata avanti dagli americani.

Che sia un americano a dire basta con l’unilateralismo sono serto che solleverà nelle prossime settimane un grandissimo interesse, perché è come se il Papa si fosse detto a favore del multilateralismo.

Cosa spera per il ministero del nuovo Papa?
A me fa molto piacere che il “compito” di successore di Pietro sia finito delle mani di una persona di alta cultura, questo è molto importante. Anche Benedetto XVI lo era, ma gli mancavano altre componenti che invece Papa Prevost ha perché assomma in sé diverse caratteristiche: missionario e uomo di cultura, religioso e mite, generoso. Sotto questo profilo

è molto vicino a Papa Francesco. E questo ci fa ben sperare.

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