Acqua, bene prezioso da non sprecare

Colpiscono le impressionanti immagini di ampie sponde e di greti prosciugati in tanti corsi d’acqua, compresi i nostri grandi fiumi Po e Adige, che rivelano la crisi idrica perdurante ormai da mesi, dovuta alla persistente siccità che pone sempre maggiori problemi alla vita quotidiana e produttiva, oltre all’ambiente nel suo insieme. Un danno generalizzato: dalla sete crescente dell’agricoltura, specie in questa stagione, all’aumento del PM10 nelle nostre città; dagli invasi che si prosciugano alle falde acquifere che si abbassano e alle risorgive che scompaiono.

Colpiscono le impressionanti immagini di ampie sponde e di greti prosciugati in tanti corsi d’acqua, compresi i nostri grandi fiumi Po e Adige, che rivelano la crisi idrica perdurante ormai da mesi, dovuta alla persistente siccità che pone sempre maggiori problemi alla vita quotidiana e produttiva, oltre all’ambiente nel suo insieme. Un danno generalizzato: dalla sete crescente dell’agricoltura, specie in questa stagione, all’aumento del PM10 nelle nostre città; dagli invasi che si prosciugano alle falde acquifere che si abbassano e alle risorgive che scompaiono. In Veneto, secondo Zaia, siamo in preallarme, non ancora in emergenza (come altrove): non urge razionare il prezioso elemento (spesso, a torto, ritenuto inesauribile), ma certo s’impone disponibilità al “risparmio”, atteggiamento che stiamo perdendo anche per le scorte monetarie e che ora scopriamo necessario persino nell’uso dell’acqua. Meglio, dunque, intanto ridurre i consumi per ridurre i danni che si preannunciano. A dire il vero, era già una norma suggerita dalla buona educazione non lasciare aperti inutilmente i rubinetti, né lasciare scorrere a vuoto la doccia (come spegnere la luce quando non serve): ora diventa una necessità. Come pure raccogliere l’acqua piovana, quel poco che arriva dal cielo: un’abitudine che qualche rara persona o famiglia ha adottato attrezzandosi di condotte e di vasche per irrigare orti e giardini (ma in Italia ne riusciamo a utilizzare solo l’11%!). Ora anche l’irrigazione dei campi, che poneva rimedio alla carenza di piogge nei periodi più propizi per le piantagioni, fa i conti con i fossati quasi asciutti; si cercano sempre più piante e varietà meno bisognose d’acqua per fruttificare. Senza parlare della zootecnia, dove l’acqua oltre che indispensabile dev’essere abbondante. O dell’industria che ha necessità continua d’acqua per produrre, raffreddare, ripulire. Si parla di “desalinizzazione” nelle zone marine, ma il sistema è costoso e non è detto che funzioni bene. Mentre, d’altra parte, nei nostri territori di foce preoccupa sempre più la risalita del cuneo salino (un’importante barriera è stata ora finanziata al Po di Pila…). Si riducono le fontane che rendono più accoglienti le nostre piazze limitandosi a quelle con riciclo. E non citiamo i 550.000 km di tubature in Italia (dove s’inventò l’acquedotto!) in gran parte desuete con perdite del 40%. Mentre scriviamo è in corso all’Onu (22-24/3) la 2ª Conferenza sull’acqua (dopo 45 anni). Il Segretario Guterres denuncia l’uso “vampirico” di questa “linfa vitale”. E all’udienza del 22/3 (giornata mondiale dell’acqua) papa Francesco ha parlato contro sprechi e abusi, invitando a impegnarsi perché questo bene prezioso sia per tutti (2 miliardi di persone nel mondo non hanno acqua potabile e la desertificazione è tra le cause delle emigrazioni). Questo biennio, mai registrato, di siccità ci mette in ginocchio. Anche in Italia, tra le terre d’Europa più ricche d’acqua. Si nomina ora un Commissario ad hoc, ma serve un piano a lungo termine che attraversi i fugaci governi.

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