Corpi allineati

Se uno è in difficoltà in mare e non viene aiutato a salvarsi cosa gli può capitare? È proprio quello che è accaduto nelle acque davanti a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Domenica scorsa abbiamo assistito all’ennesima tragedia di migranti

«Senza soccorso». Non lascia spazio ad alcun dubbio il titolo in prima pagina del quotidiano Avvenire di martedì scorso. Se uno è in difficoltà in mare e non viene aiutato a salvarsi cosa gli può capitare? È proprio quello che è accaduto nelle acque davanti a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Domenica scorsa abbiamo assistito all’ennesima tragedia di migranti.

«Senza soccorso», denuncia il giornale diretto da Marco Tarquinio. Lasciati morire, si potrebbe parafrasare, rendendo ancor più cruda una realtà durissima, difficile da accettare, ma a cui rischiamo di fare l’abitudine, qua in Occidente e nella nostra Italia un tempo considerata una nazione tra le più ospitali. Nell’editoriale di Maurizio Ambrosini, come è stato da più fonti riportato, si legge che Frontex aveva avvisato il nostro Paese di questo barcone in mezzo a onde alte tre metri. Poi quel che è accaduto nessuno lo saprà mai con certezza.

Rimangono i fatti davanti a noi e quei corpi allineati sulla battigia, coperti con un telo bianco. Quei morti ci inchiodano alla nostra responsabilità e alla nostra indifferenza. I soccorsi sono poi arrivati, quando ormai la tragedia si era in gran parte consumata e l’umanità di chi ha visto negli occhi quei visi è riemersa di colpo.

Le parole ascoltate in tv dicono di un’impotenza terribile di fronte a un’emergenza che non era rimandabile. Invece noi che facciamo? Cosa commentiamo? Quali soluzioni proponiamo?

Le storie di chi è arrivato in Italia e poi, con fatica, si è integrato, narrano non di una volontà di andarsene, ma di una necessità ultima per la sopravvivenza. Nessuno lascia la propria casa, la propria terra, amici e familiari se non si trova davanti a un bivio: rischiare un viaggio molto costoso su imbarcazioni di fortuna o rimanere nel proprio paese vittima di miseria, guerre, carestie e trafficanti di essere umani.

La questione non è solo quella di fermare questi viaggi alla loro origine.

Troppo semplicistico. La vera faccenda, in un mondo interconnesso cui non sfugge più nulla a nessuno, è quella di rimuovere le cause di queste partenze. Questo sarebbe il vero cambio di paradigma, quello cui ispira molti suoi interventi papa Francesco, tanto citato quanto inascoltato.

Ma nel mare in tempesta, davanti a uomini, donne e bambini che rischiano di affogare, vale l’obbligo del soccorso. Per rimanere umani.

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