Il voto e i valori

Per fronteggiare i populismi, ripartire dai valori. L’ha detto papa Francesco giovedì della scorsa settimana durante la conferenza stampa in volo, di ritorno dal viaggio in Kazakistan. Poi ha ricordato i padri fondatori dell’Europa, per indicare a quali modelli sarebbe bene ispirarsi per chi ha ambizioni di guidare gli Stati.

(Foto: ANSA/Sir)

Per fronteggiare i populismi, ripartire dai valori. L’ha detto papa Francesco giovedì della scorsa settimana durante la conferenza stampa in volo, di ritorno dal viaggio in Kazakistan. Poi ha ricordato i padri fondatori dell’Europa, per indicare a quali modelli sarebbe bene ispirarsi per chi ha ambizioni di guidare gli Stati.

A un’altra domanda, Bergoglio ha risposto in questo modo: «Oggi essere politico, un grande politico, è una strada difficile. Un politico che si mette in gioco per i valori della patria, i grandi valori, e non si mette in gioco per interessi, la poltrona, gli agi…». Un passaggio molto chiaro anche per noi italiani, in vista delle urne di domenica prossima. «I Paesi, tra loro l’Italia, – ha precisato il Pontefice – devono cercare dei grandi politici, coloro che hanno la capacità di fare politica, che è un’arte. È una vocazione nobile la politica». Quindi ha insistito: «Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta per niente, e anzi tira giù lo Stato, si impoverisce».

Una politica alta e uomini e donne che si impegnano per mantenere alto il livello. Che si occupano delle gravi questioni del momento e gettano uno sguardo molto in avanti negli anni e non pensano solo alle prossime votazioni.

Il Papa ha esemplificato le urgenze: «l’inverno demografico, lo sviluppo industriale, lo sviluppo naturale, i migranti». E ha aggiunto: «La politica dovrebbe affrontare i problemi sul serio per andare avanti». Sulle grandi questioni etiche, ad esempio l’eutanasia, ha tagliato corto. «Uccidere non è umano. Uccidere lasciamolo alle bestie», ha precisato il Santo Padre che ha anche aggiunto di non comprendere il rapido cambio dei governi in Italia, lasciando intendere di non voler entrare nelle questioni politiche quotidiane in vista del voto di domenica 25 settembre.

A noi che rimane da fare? Innanzitutto, direi, quello di partecipare recandosi ai seggi ed esercitare il proprio diritto/dovere di cittadini. Il sistema elettorale non consente la scelta dei candidati (cfr pag. 14 dell’edizione cartacea) e neppure il voto disgiunto. Un limite che andrebbe superato. Noi, nel segreto dell’urna, siamo chiamati, ciascuno secondo la propria coscienza e mettendosi, come ci domanda il Vangelo, dalla parte degli ultimi, dei più indifesi, dei deboli, di chi non ha voce, a scegliere per il meglio, consci che la soluzione ottimale non esiste per nessuno. La politica è l’arte della mediazione per eccellenza, ma è pure una grande forma di carità.

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