Senso di responsabilità

C’è chi dice no, ma in realtà si aspetta di essere corteggiato e pregato per un sì, e c’è chi dice “vado” nella speranza che gli venga detto “resta”. Il presidente Mattarella non è tra queste persone e quando ha inscatolato le sue cose per traslocare dal Quirinale lo ha fatto perché questo era davvero il suo desiderio e, pur da “uomo delle Istituzioni”, riteneva il proprio compito terminato. In quelle scatole metteva dentro sette anni di impegno, di risultati raggiunti, di strappi ricuciti, e probabilmente anche di fallimenti personali e del Paese, ma sicuramente con la consapevolezza di aver fatto il proprio lavoro. E poi... e poi sappiamo ciò che è successo nei giorni scorsi. Con quel trasloco che si è trasformato in un ritorno.

C’è chi dice no, ma in realtà si aspetta di essere corteggiato e pregato per un sì, e c’è chi dice “vado” nella speranza che gli venga detto “resta”. Il presidente Mattarella non è tra queste persone e quando ha inscatolato le sue cose per traslocare dal Quirinale lo ha fatto perché questo era davvero il suo desiderio e, pur da “uomo delle Istituzioni”, riteneva il proprio compito terminato. In quelle scatole metteva dentro sette anni di impegno, di risultati raggiunti, di strappi ricuciti, e probabilmente anche di fallimenti personali e del Paese, ma sicuramente con la consapevolezza di aver fatto il proprio lavoro. E poi… e poi sappiamo ciò che è successo nei giorni scorsi. Con quel trasloco che si è trasformato in un ritorno.
E mentre i politologi si interrogano sui risvolti attuali e futuri di questa rielezione (sconfitta della politica? segno che il sistema deve cambiare? mancanza di dialogo vero tra le forze politiche?), vale la pena riascoltare le poche parole dette dal Presidente appena dopo la rielezione: “I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica, nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando sul versante sanitario, su quello economico e su quello sociale richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento.
Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati, e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.
Senso di responsabilità e rispetto. Che prevalgono sulle prospettive personali.
Già queste parole, nette e chiare, basterebbero per dare il senso del suo “sì”. E sicuramente su questi temi tornerà nel discorso di insediamento.
Sarà con ogni probabilità un appello a guardare con responsabilità ai temi sul tavolo in questi mesi, dalla “ricostruzione” post covid, all’Europa, ai temi economici e sociali, i venti di guerra a pochi chilometri da noi. E sarà un appello a lavorare insieme per il bene comune, con una prospettiva che non sia soltanto quella dell’oggi, ma molto più ampia. Più ampia di quella di molti politici e partiti che hanno come unico orizzonte la fine di una legislatura o di un mandato.
E anche da questo punto di vista, quello della prospettiva e della lungimiranza, c’è molto da imparare proprio da Mattarella. Da un uomo che rinuncia ai suoi progetti di ottantenne che “ha già dato” per il Paese per rimettersi nuovamente in gioco. Per il bene comune, non per il proprio.
C’è da imparare. E ascoltare ciò che dirà, non soltanto giovedì all’insediamento a Montecitorio, ma anche nei mesi e negli anni a venire. Chissà se tutti lo faranno.

(*) direttore “La Fedeltà”

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