La politica riparta da chi ha disertato le urne

14 comuni capoluogo al centrosinistra e 5 al centrodestra. Per le amministrative 2021 non c’è tanto da analizzare. Il risultato è netto. A vincere è lo schieramento guidato dal Pd di Enrico Letta (tornato in Parlamento come deputato dopo la vittoria alle elezioni suppletive per il seggio di Siena), mentre è un vero e proprio tonfo quello del centrodestra a doppia trazione sovranista Meloni-Salvini. Accanto a questo c’è il dato dell’astensionismo che ha raggiunto livelli record mai toccati in una competizione elettorale precedente. Il centrosinistra stravince nelle grandi città: Milano, Bologna e Napoli già al primo turno e ora anche Roma e Torino. Solo Trieste, dove Roberto Dipiazza viene riconfermato con il 51,3 per cento, il Centrodestra vince.

(Foto: AFP/SIR)

14 comuni capoluogo al centrosinistra e 5 al centrodestra. Per le amministrative 2021 non c’è tanto da analizzare. Il risultato è netto. A vincere è lo schieramento guidato dal Pd di Enrico Letta (tornato in Parlamento come deputato dopo la vittoria alle elezioni suppletive per il seggio di Siena), mentre è un vero e proprio tonfo quello del centrodestra a doppia trazione sovranista Meloni-Salvini.
Accanto a questo c’è il dato dell’astensionismo che ha raggiunto livelli record mai toccati in una competizione elettorale precedente. Il centrosinistra stravince nelle grandi città: Milano, Bologna e Napoli già al primo turno e ora anche Roma e Torino. Solo Trieste, dove Roberto Dipiazza viene riconfermato con il 51,3 per cento, il Centrodestra vince.
Certo la coalizione Fratelli d’Italia-Lega e Forza Italia ha collezionato una serie di gravi errori nel preparare la campagna elettorale a cominciare dalla scelta dei candidati, ma sarebbe riduttivo attribuire solo a questo il risultato negativo complessivo. Gli analisti ci diranno le motivazioni che hanno indotto quasi 6 elettori su 10 a starsene a casa nel voto di domenica scorsa. A una prima analisi la sensazione che se ne ricava è che i partiti populisti (Lega e Movimento 5 Stelle) abbiano perso quella forza propulsiva che alle elezioni politiche 2018 li aveva scagliati nell’olimpo dei più votati dagli italiani. I percorsi dei due partiti sono senz’altro diversi, ma tre anni fa con il loro approccio antisistema (e antieuro) avevano intercettato tanta insoddisfazione e lontananza di molti cittadini dalla politica. Oggi molti di quei cittadini, con ogni probabilità, si trovano senza rappresentanza e questo può spiegare l’alto numero di astenuti.
La politica dovrebbe ripartire da qui, dai tanti cittadini che hanno disertato le urne. A Torino Lo Russo ha vinto con gli stessi voti ottenuti da Fassino cinque anni fa, solo che allora Appendino ne ottenne molti di più. Una parte di quell’elettorato, deluso da chi aveva scelto, non ha trovato a chi dare il suo voto. La distanza tra cittadini e politica dunque rimane e interroga tutti, sconfitti e vincitori.
Sotto il profilo generale colpisce che le uniche due vittorie importanti del Centrodestra siano in Calabria e a Trieste con candidati voluti da Forza Italia (che si è presa così una rivincita). Le ali estreme insomma ottengono molti voti, ma non abbastanza per avere il mandato a governare. Salvini ha cercato di giocare contemporaneamente il ruolo di lotta e di governo e alla fine si è ritrovato con nulla in mano. Meloni si è incartata nel tentativo di rinnegare ogni commistione con le frange neofasciste senza però dire una parola chiara e definitiva sul fascismo (sarebbe bastata una sua visita alla Cgil dopo gli assalti del 9 ottobre invece che trincerarsi nel dire che non era chiara la matrice). Quello che è successo con la pandemia poi, ci dice che il Centrodestra faccia ad ambire al governo del Paese senza una forza moderata ed europeista che rassicuri gli elettori (sarebbe interessante sapere quanti potenziali votanti di centrodestra non si sono sentiti rassicurati dai candidati e hanno preferito stare a casa).
Sul versante del Centrosinistra è ovvio che alle elezioni politiche il gioco sarà totalmente diverso (anche perché differente è la legge elettorale). Anche lì ci sono alcuni nodi da sciogliere e riguardano il rapporto tra Pd, 5 Stelle e forze centriste a partire da Azione di Calenda.
Intanto però ora si avvicina velocemente l’importantissimo appuntamento per l’elezione del presidente della Repubblica e per dare continuità all’esperienza positiva di questi mesi sarà decisivo che sia espressione molto ampia del Parlamento e non solo di una sua parte.

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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