Elezioni amministrative decisive per gli schieramenti

Bastano due numeri per capire che quello di domenica 3 e lunedì 4 ottobre è un appuntamento che conta: 12 milioni di elettori chiamati ad eleggere 1.349 sindaci e consigli comunali. Di questi 16 sono all'interno del territorio della Diocesi di Vicenza. Si vota anche per il presidente della Regione Calabria. Venti sono i comuni capoluoghi chiamati alle urne e undici di questi superano i centomila abitanti. Tra questi: Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino Il Comune è l'istituzione più vicina ai cittadini, quella con cui ci si relaziona per tantissime cose quotidiane e importanti. Il voto dunque, sempre importantissimo perché rappresenta l'espressione popolare diretta più autorevole e incisiva, questa volta assume un valore particolare perché riguarda qualcosa di molto vicino ai cittadini.

Bastano due numeri per capire che quello di domenica 3 e lunedì 4 ottobre è un appuntamento che conta: 12 milioni di elettori chiamati ad eleggere 1.349 sindaci e consigli comunali. Di questi 16 sono all’interno del territorio della Diocesi di Vicenza. Si vota anche per il presidente della Regione Calabria.
Venti sono i comuni capoluoghi chiamati alle urne e undici di questi superano i centomila abitanti. Tra questi: Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino
Il Comune è l’istituzione più vicina ai cittadini, quella con cui ci si relaziona per tantissime cose quotidiane e importanti. Il voto dunque, sempre importantissimo perché rappresenta l’espressione popolare diretta più autorevole e incisiva, questa volta assume un valore particolare perché riguarda qualcosa di molto vicino ai cittadini.
Come ogni votazione nel nostro Paese anche questa, pur non avendo effetti diretti sulla politica nazionale, è destinata a pesare sul quadro generale. Questo è tanto più vero se si considera la fase politico-istituzionale molto peculiare che stiamo vivendo: siamo nel mezzo del semestre bianco (gli ultimi sei mesi del mandato di Mattarella alla presidenza della Repubblica durante i quali non si possono sciogliere le Camere), c’è un esecutivo assolutamente inedito con una maggioranza allargata a quasi tutto l’arco costituzionale e presieduto da un esponente al di fuori dei partiti il tutto in nome di una emergenza sanitaria ed economica che richiede risposte tempestive ed efficaci.
In questo quadro i partiti stanno studiando e preparandosi per quello che potrà accadere “dopodomani”, ovvero con l’elezione del Presidente della Repubblica e con le prossime elezioni politiche.
In tale prospettiva appare quasi più importante la partita che si gioca all’interno di ciascuno schieramento di quella tra gli schieramenti stessi. Il Centrosinistra allargato al Movimento Cinque Stelle (che se oggi si votasse alle politiche andrebbe incontro a una quasi certa sconfitta) gode di grandi favori in quasi tutti i centri urbani più grandi: da Roma a Miano, da Bologna a Napoli. Sarà interessante vedere come usciranno i 5 Stelle del nuovo corso di Giuseppe Conte e quali le dinamiche che si esprimeranno con il Pd in situazioni delicate quali Torino.
Nel Centrodestra il clima non è dei più sereni e più si avvicina l’appuntamento con le urne e più cresce la consapevolezza di aver schierato in più di qualche caso candidati deboli. Se sconfitta ci sarà, si dovrà valutarne la consistenza e la distribuzione all’interno dello schieramento. La Lega e Fratelli d’Italia sono dati testa a testa in più di qualche città e il sorpasso da parte di Giorgia Meloni non appare più come un’ipotesi remota. A Matteo Salvini, peraltro, va detto che sembra essersi rotto l’incantesimo per il quale ogni sua uscita segnava un di più di consenso. E l’indagine per spaccio di droga su Luca Morisi, lo spin del leader della Lega nonché regista della sua comunicazione, rappresenta simbolicamente la rottura di questa fase. Anche lo sforzo di coniugare lotta e governo all’interno dello stesso partito mostra la corda, con i governatori apertamente schierati a favore dei provvedimenti governativi su green pass e dintorni e molti parlamentari invece in aperto dissenso.
In questa situazione c’è chi scommette che le Amministrative porteranno in dote un aumento di tensioni e fibrillazioni all’interno della Maggioranza, ricadute comprensibili dal punto di vista dei partiti. Bisogna vedere se il Paese se le può permettere.

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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