Scuole aperte, subito. Diventi priorità

Siamo di nuovo in zona rossa. I numeri sono inesorabili: le terapie intensive sono in grande difficoltà, i morti da Covid troppi, i contagiati oltre il livello di guardia. E così mentre procede la campagna vaccinale pur con qualche grave sbavatura della Ue nella regia generale (il caso Astrazeneca è il più grave) per contrastare la diffusione del virus dieci regioni più la provincia di Trento vengono chiuse, solo la Sardegna rimane bianca mentre le tutte altre sono in arancione. Inevitabile. Ma proprio tutto era inevitabile? In particolare era davvero inevitabile che si mettesse a tacere per l'ennesima volta la campanella che chiama i ragazzi ad entrare in classe?

(Foto: ANSA/SIR)

Siamo di nuovo in zona rossa. I numeri sono inesorabili: le terapie intensive sono in grande difficoltà, i morti da Covid troppi, i contagiati oltre il livello di guardia. E così mentre procede la campagna vaccinale pur con qualche grave sbavatura della Ue nella regia generale (il caso Astrazeneca è il più grave) per contrastare la diffusione del virus dieci regioni più la provincia di Trento vengono chiuse, solo la Sardegna rimane bianca mentre le tutte altre sono in arancione.
Inevitabile. Ma proprio tutto era inevitabile? In particolare era davvero inevitabile che si mettesse a tacere per l’ennesima volta la campanella che chiama i ragazzi ad entrare in classe?
Le scuole sono nuovamente chiuse e i ragazzi si ritrovano per l’ennesima volta davanti allo schermo del computer a seguire le lezioni in Didattica a distanza.
Da più parti e in più occasioni si è evidenziato (anche noi di questo abbiamo scritto) il prezzo che stanno pagando i ragazzi, le famiglie e le donne con la chiusura delle scuole. Anche il presidente del Consiglio Draghi in un intervento molto bello al Senato ha indicato nelle nuove generazioni una delle priorità del nuovo Esecutivo.
Eppure…
Certo, la situazione è complicatissima e molto grave e certamente non invidiamo chi si trova a dover decidere per 60 milioni di italiani.
Tra le molte decisioni che devono essere prese in queste situazioni ce ne sono alcune che assumono, più di altre, un grande valore simbolico e politico, nel senso di indicare valori, priorità, una direzione anche per il dopo pandemia.
È in questa prospettiva che la decisione di chiudere per l’ennesima volta tutte le scuole fa male ed è grave. Capiamo che la situazione sanitaria rischia di andare fuori controllo e che non ci sono molte alternative al ridurre al minimo gli spostamenti. Ma tutto questo dura da più di un anno e i bambini, i ragazzi e i giovani hanno già pagato un prezzo altissimo in termini di socialità, percorso scolastico, opportunità di crescita. A questo si aggiunga che la chiusura di asili nido, scuole materne e scuole elementari si stanno scaricando soprattutto sulle donne.
Se i giovani e le donne sono le priorità dalle quali ripartire, davvero non si poteva fare in modo che almeno la scuola dell’infanzia, la scuola elementare e la scuola media non venissero chiuse? Certo se non si prepara finalmente un piano per poter gestire una emergenza simile, mai ci saranno le condizioni per tenere aperte le scuole. In questi mesi abbiamo sentito parlare di potenziamento dei trasporti, di utilizzo di locali aggiuntivi per ridurre il numero di persone presenti negli stessi spazi, di organizzare l’orario scolastico in maniera modulata, di creare delle classi meno numerose eccetera eccetera eccetera.
Ebbene che cosa si aspetta?
I ragazzi e i giovani sono o no il nostro futuro? Le donne devono o no essere messe concretamente in condizione di poter tutte le proprie potenzialità anche professionali? Sì. Lo si continua a ripetere. Allora ci vuole un cambio di passo ora.
Per questo si deve chiedere di riaprire subito almeno i nidi, le scuole dell’infanzia, le scuole elementari e le scuole medie. È una richiesta che dovrebbe venire in modo deciso da più voci (civili, politiche, educative, ecclesiali) perché riguarda tutti e la politica non deve essere lasciata sola di fronte a decisioni così cruciali per il futuro di tutti.

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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