Il diritto di sapere

Dopo la pandemia, l’infodemia è un rischio sempre più concreto, purtroppo

“Caso vaccini, nervi saldi”. Il titolo in prima di Avvenire di martedì scorso narra di un momento delicatissimo di fronte al quale non si può agire sulla base delle emozioni. Occorre molto sangue freddo, in particolare in chi ha responsabilità nel campo delle comunicazioni sociali. Le parole possono essere autentici macigni che si possono in breve trasformare in valanghe irrefrenabili.

Nel pomeriggio di lunedì è successo proprio questo. Erano trascorse solo poche ore dalle ultime rassicurazioni sulla validità e sulla bontà del vaccino di AstraZeneca che poi tutto è precipitato. In pochi minuti, dopo la sospensione decisa dalla Germania è arrivata quella dell’Italia. In breve si è allineata anche la Francia. La decisione è temporanea e in via precauzionale, si è ribadito in ogni dove, ma ormai la frittata era fatta. Il danno era compiuto e la credibilità da recuperare ora pare un’impresa alquanto complessa.

Chiariamoci subito: tutelare la salute dei cittadini deve essere la prima preoccupazione, in particolare in questo momento in cui si sta mettendo in campo una campagna vaccinale di notevole portata, basata molto sul prodotto anglo-svedese. “A nessuno sfugge la delicatezza dei giorni che stiamo attraversando – ha scritto Francesco Ognibene nel fondo di Avvenire del 16 marzo – e le conseguenti scelte prudenziali delle autorità sanitarie di sospendere solo AstraZeneca mentre si indaga sugli episodi avversi”.

Sulla Stampa dello stesso giorno l’immunologa Antonella Viola ha notato che “per non perdere la fiducia dei cittadini, è bene fermarsi, fare tutte le verifiche del caso, per poi riprendere la campagna con maggiore forza”. Anche noi condividiamo questa impostazione, purché davvero non ci si faccia orientare da decisioni improvvise dettate dall’esplosione, in particolare online, di una campagna contraria a quella che molti Stati occidentali stanno provando a realizzare.

Dopo la pandemia, l’infodemia è un rischio sempre più concreto, purtroppo. Al momento, a meno che non vengano tenuti nascosti dei dati, non ci sarebbero numeri tali da ingenerare allarmi, anche se in Germania si sarebbero verificati diversi casi di una rara forma di trombosi cerebrale, mentre dal Regno Unito non arrivano gli stessi messaggi.

Allora, fermiamoci e ragioniamo, cifre alla mano, costi e benefici da valutare con la massima trasparenza verso i cittadini che hanno il diritto di sapere. È quello che è mancato lunedì scorso: il racconto esatto di quanto accaduto, come e perché. No alle emozioni, ma no pure agli slogan e alle decisioni prese senza spiegarne i motivi. Si parla della salute di noi tutti, per la quale stiamo combattendo insieme una battaglia per nulla semplice da vincere.

(*) direttore del “Corriere Cesenate”

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