Il peso dell’autorevolezza

La discesa in campo di Mario Draghi rappresenta una grande opportunità non solo per il Paese, ma anche per le forze politiche, alle quali viene offerta la possibilità, unica, di riscattare, almeno in parte, le gravi responsabilità che, a prescindere dalla pandemia, portano sulle spalle per la situazione di sofferenza in cui si trova l’Italia. Molto opportuna, allora, l’iniziativa di Sergio Mattarella, ampiamente condivisa, di affidare ad uno degli uomini più prestigiosi al mondo, il compito di gestire un altro momento difficile della nostra storia, paragonabile soltanto a quello post bellico.

(Foto: Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La discesa in campo di Mario Draghi rappresenta una grande opportunità non solo per il Paese, ma anche per le forze politiche, alle quali viene offerta la possibilità, unica, di riscattare, almeno in parte, le gravi responsabilità che, a prescindere dalla pandemia, portano sulle spalle per la situazione di sofferenza in cui si trova l’Italia. Molto opportuna, allora, l’iniziativa di Sergio Mattarella, ampiamente condivisa, di affidare ad uno degli uomini più prestigiosi al mondo, il compito di gestire un altro momento difficile della nostra storia, paragonabile soltanto a quello post bellico. L’esigenza di chiudere il giornale, non consente di informare i lettori sull’epilogo che avrà l’impresa del Prof. Draghi, iniziata lo scorso 3 febbraio con l’incarico ricevuto da Mattarella di dar vita al cosiddetto  “governo del Presidente”. Nonostante le resistenze più o meno manifestate da quasi tutte le formazioni politiche, è unanime il convincimento che il tentativo si concluderà con la nascita del primo governo Draghi. Dopo avere constatato il completo fallimento delle forze politiche, incapaci di trovare un punto di mediazione, Mattarella ha assunto la decisione – da tempo auspicata – di mettere le sorti del Paese nelle mani di una persona autorevole che, per la sua competenza e serietà, raccoglie da ogni parte stima, credito e fiducia. I tanti problemi – la crisi sanitaria, economica e sociale, con il Recovery Plan da completare e i miliardi europei da gestire – individuati dal Presidente della Repubblica attendevano risposte immediate e impegnative. È inevitabile che, lì dove falliscono i politici, c’è spazio per i tecnici, meglio ancora se tali figure hanno il “rilievo internazionale” del Prof. Draghi. Nella storia d’Italia, almeno quella più recente, ogni volta che il Paese si è trovato in crisi di governabilità, la “buona stella” ha inviato sempre l’uomo giusto, nel momento giusto. Fu così per Ciampi, quando nel 1993 il sistema si stava sfaldando sotto i colpi di mani pulite; fu così per Dini, quando a fine 1994 si ruppe l’alleanza fra Berlusconi e Bossi; fu così per Monti dopo la caduta di Berlusconi nell’autunno 2011. Con la differenza che, mentre gli altri governi erano forieri di misure austere, volgarmente definite “lacrime e sangue”, quello che dovrebbe nascere sotto la guida di Mario Draghi punta essenzialmente alla rinascita del Paese. Un programma i cui obiettivi sono ben chiari: ambiente, sanità-vaccini, tutele per chi rimane senza lavoro, imprese e scuola. Una percezione della visione di Draghi, per un Paese in condizioni di emergenza, si ebbe nell’agosto del 2020, quando l’ex Presidente della Banca Europea, al Meeting di Rimini parlò, a proposito di debito, di differenza fra “debito buono” e “debito cattivo”. Poiché saranno le nuove generazioni, affermò Draghi, “a dover ripagare il debito che stiamo creando, è nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo”. Da qui l’esigenza di “non farsi travolgere dal debito cattivo, sperperato a fini improduttivi, ma utilizzare il debito per investire in istruzione, ricerca e infrastrutture”. Una serie di iniziative che, grazie agli ingenti contributi in arrivo  dall’Europa, siano capaci di contemperare l’esigenza di ricostruire l’Italia dalle macerie con la necessità di realizzare quelle riforme in grado di aprire la strada alla crescita e all’ammodernamento del sistema Paese. Come potevano realizzarsi questi obiettivi se fra le forze di governo e fra queste e le opposizioni non vi erano punti in comune e, cosa ancora più grave, sembrava mancasse alla fine una chiara visione di Paese? Ecco il perché del ricorso al governo di “alto profilo”! L’adesione, almeno a parole, di tutte le forze politiche al tentativo di Draghi, con eccezione di Fratelli d’Italia, lascia prevedere un’ampia maggioranza in Parlamento. Se a questo poi si aggiunge l’alto spessore della squadra di Governo che Draghi sta definendo, si può veramente attendere la chiusura di questa pagina con un cauto ottimismo. Specialmente se le forze politiche, ritrovando un minimo di dignità e di amor Patrio e rinunciando ognuno a qualcosa, saranno capaci di resistere, anche, alla tentazione di piantare le loro bandierine, stavolta nel campo del Presidente Draghi.

(*) direttore “La Vita Diocesana” (Noto)

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