Adesso serve un impegno concreto. I soldi della nostra cena di Natale li diamo ai poveri

È troppo facile predicare bene e… Troppo comodo scrivere di aiutare chi in questo periodo ha bisogno e poi spegnere il computer e voltarsi dall’altra parte. Adesso è venuto il momento di agire. Ma con i fatti e non solo a parole. Ecco perché, dopo aver raccontato in pagina, per settimane e settimane, il dramma di tanti nostri concittadini, di famiglie, di categorie che oggi sono in difficoltà a causa della pandemia; dopo aver parlato spesso di nuovi poveri, ho pensato di proporre alla Redazione un’azione concreta di solidarietà.

(Foto ANSA/SIR)

È troppo facile predicare bene e… Troppo comodo scrivere di aiutare chi in questo periodo ha bisogno e poi spegnere il computer e voltarsi dall’altra parte. Adesso è venuto il momento di agire. Ma con i fatti e non solo a parole. Ecco perché, dopo aver raccontato in pagina, per settimane e settimane, il dramma di tanti nostri concittadini, di famiglie, di categorie che oggi sono in difficoltà a causa della pandemia; dopo aver parlato spesso di nuovi poveri, ho pensato di proporre alla Redazione un’azione concreta di solidarietà. E così ho deciso di devolvere alla Caritas diocesana il corrispettivo del costo della cena che annualmente, in vista del Natale, Il Popolo offre ai suoi collaboratori per trascorrere insieme un momento di fraternità e per scambiarsi gli auguri. L’appuntamento quest’anno non si potrà tenere per via del Covid.
Allora, perché non trasformare una tradizione del giornale in un’occasione per fare beneficenza? Si tratta di un gesto simbolico, ma di un gesto autentico. La cosa che mi ha entusiasmato è che tutti, da subito, hanno accettato di buon grado e perciò li ringrazio. Per me è una soddisfazione poter contare su una “squadra” di giornalisti che, fermo restando la professionalità e le inclinazioni di ciascuno, in certi momenti sembra addirittura assomigliare a una grande famiglia. Nei prossimi numeri pubblicherò la foto della consegna dell’assegno alla direzione della Caritas e vi darò conto della cifra donata.
Credo, al di là di una logora demagogia che talvolta accompagna la carità, che il nostro sia un modo per buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Ho scelto la Caritas perché, a livello diocesano, come sempre, sta coordinando molteplici iniziative di generosità, ma voi, noi, in privato, potremo comunque aiutare chi aiuta sostenendo le proposte che le Parrocchie, i Comuni, le associazioni di volontariato e del commercio, con diverse declinazioni, hanno messo in campo un po’ ovunque.
Se c’è un aspetto di questo giornale che lo rende differente dagli altri, sta nella sua innata predisposizione a condividere i problemi dei lettori e della comunità. Potrei quasi affermare che prima delle notizie venga la sua vocazione a essere un settimanale a servizio della gente. Quando possiamo, mi piace illuminare certe situazioni in ombra e dare visibilità a chi non sempre sale agli onori della cronaca. Non è solo lo spirito natalizio che mi porta a fare tali scelte; è, piuttosto, il desiderio di trasformare Il Popolo in un laboratorio, in una fabbrica in cui si produce della fratellanza creativa. Il periodo non è dei migliori per i lavoratori in cassa integrazione o privati dello stipendio, i commercianti, i ristoratori, i baristi, per chi vive di cultura e spettacolo…
I poveri aumentano e i vecchi spettri della fame ritornano di attualità. Ognuno può fare la sua parte, stando al proprio posto, come ha esortato l’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel discorso ai primi vespri di sant’Ambrogio.
…la sua parte e qualcosa in più. Noi abbiamo iniziato: adesso tocca a voi.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)

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