Vedere oltre la crisi

Il virus, nel suo lungo cammino fra di noi, ci ha confuso molto; e ancora più le strategie per affrontarlo. Ci sono state e ci sono persone che negano l’esistenza del virus, altre che si ribellano alle misure per contrastarlo. Le disuguaglianze crescono, i più fragili e le imprese più deboli non riescono a far fronte e, a volte, si rischia una depressione non solo finanziaria. I poveri aumentano e aumentano coloro che ricorrono alle nostre Caritas, senza contare quelli che non vanno perché si vergognano.

Il virus, nel suo lungo cammino fra di noi, ci ha confuso molto; e ancora più le strategie per affrontarlo. Ci sono state e ci sono persone che negano l’esistenza del virus, altre che si ribellano alle misure per contrastarlo. Le disuguaglianze crescono, i più fragili e le imprese più deboli non riescono a far fronte e, a volte, si rischia una depressione non solo finanziaria. I poveri aumentano e aumentano coloro che ricorrono alle nostre Caritas, senza contare quelli che non vanno perché si vergognano. I nostri occhi dovrebbero vederli, andando oltre la loro riservatezza. La crisi sanitaria produce una crisi del sistema economico che si aggiunge a quella non ancora del tutto risolta del 2008, a quella climati- ca e alla globalizzazione non ancora digerita. Il rischio, e forse più di un rischio, è che vada in crisi anche la democrazia, che non si limita al suffragio universale. Occorrono condivisioni di sistemi di valori, indicati dai Trattati dell’Ue maturati in diverse tappe. C’è un males- sere che spinge alla perdita di fraternità, di tolleranza e di giustizia. Assistiamo ad una polarizzazione che tende ad estremizzare le posizioni politiche e ad animare scontri dialettici virulenti. Abbiamo visto le elezioni in Usa e ciò che è successo dopo. Abbiamo sperimentato anche da noi come il bipolarismo, tanto desiderato qualche decen- nio fa, non ha portato solo governi più duraturi e stabili. Ha comportato, non un avvicinamento delle forze politiche al centro per farsi concorrenza presso i moderati, ma una polarizzazione agli estremi. Qualcuno si è fatto sfuggire
il desiderio di avere pieni poteri. Certamente un lapsus che non ha portato bene a chi l’ha detto. In alcuni Paesi, come l’Ungheria e la Polonia (nella foto, da sinistra, il premier polacco Mateusz Morawiecki e quello ungherese Viktor Orban) Paesi di radice cristiana, sono nati governi autocratici. Nel 1956 molti giovani a Esztergom, antica capitale sulla destra del Danubio ai con ni con la Slovac- chia, persero la vita per tentare di uscire dall’oppressio- ne esercitata dall’Urss. La memoria non basta o viene negata; come in Polonia, l’amata patria di papa Wojtyla, che ha usufruito della solidarietà europea e ora la nega ai Paesi in dif coltà. Questi Paesi hanno confermato il loro veto al bilancio Ue, bloccando di fatto anche il Recovery fund. La polemica si concentra sul sovranismo, che cede alla tentazione di chiudersi di fronte al fenomeno migrato- rio, portatore di virus e di ibridismo, ai loro occhi un danno all’identità dei popoli. Sono spariti i progetti politici ispirati ad un sistema di valori europei condivisi. La “Fratelli tutti” chiede invece apertura alle migrazioni e dialogo fra identità culturali diverse, fermento di crescita.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì)

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