Non maledire il buio ma accendere una candela

Fa sorridere il video “tutorial” su come fare il presepe nel 2020, “rispettando le norme anticovid”, di Canal, il giovane “youtuber” di Farra di Soligo, i cui video ottengono sempre importanti risultati in termini di visualizzazioni sul web. Fa sorridere, certo, ma anche ispira una certa pensosità ed una certa nostalgia. A ben guardare, il video dà voce a un diffuso desiderio di normalità – come realizzare il presepe in casa – che in altri anni a Natale abbiamo sopportato magari con sufficienza e che quest’anno, invece, ci manca profondamente. Anche le luminarie delle nostre città, contro cui i “puristi” del Natale puntualmente ogni anno si scagliano, in questo 2020 assumono un nuovo significato e la loro presenza, pur nella sobrietà, si rivela quasi necessaria, come un piccolo segno di luce nel tempo buio – e non solo perché il sole tramonta prima – che stiamo attraversando.

foto SIR/Marco Calvarese

Fa sorridere il video “tutorial” su come fare il presepe nel 2020, “rispettando le norme anticovid”, di Canal, il giovane “youtuber” di Farra di Soligo, i cui video ottengono sempre importanti risultati in termini di visualizzazioni sul web. Fa sorridere, certo, ma anche ispira una certa pensosità ed una certa nostalgia. A ben guardare, il video dà voce a un diffuso desiderio di normalità – come realizzare il presepe in casa – che in altri anni a Natale abbiamo sopportato magari con sufficienza e che quest’anno, invece, ci manca profondamente. Anche le luminarie delle nostre città, contro cui i “puristi” del Natale puntualmente ogni anno si scagliano, in questo 2020 assumono un nuovo significato e la loro presenza, pur nella sobrietà, si rivela quasi necessaria, come un piccolo segno di luce nel tempo buio – e non solo perché il sole tramonta prima – che stiamo attraversando.
Sembra davvero che “i giorni si siano fatti cattivi”, per usare un’espressione di san Paolo (Ef 5, 16). Lo ha ribadito recentemente il Presidente Mattarella nel discorso all’assemblea dell’Associazione nazionale dei comuni (Anci): «Questo virus è ancora in parte sconosciuto, ma, tra gli altri aspetti, ci rendiamo conto che tende a dividerci: tra fasce di età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere le scelte necessarie – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno». Dalle colonne de La Nazione, gli fa eco la direttrice Agnese Pini che – ed è difficile darle torto – riconosce amaramente come l’odio tra noi in questi mesi sia cresciuto: «Non ci eravamo odiati così tanto forse dai tempi delle tensioni degli anni ‘70, quando almeno c’erano degli schieramenti distinti, delle fazioni chiare. Mentre oggi siamo tutti contro tutti, e finiamo per sentirci semplicemente molto soli».
Ma proprio questo, allora, è il momento in cui, anziché maledire il buio, siamo chiamati ad accendere una candela: cercare segni di speranza, guardare al futuro, scorgere le possibilità che questo tempo duro reca misteriosamente – e dolorosamente – con sé. In questa direzione si muove il già citato discorso di Mattarella ai sindaci italiani, che oltre alla cooperazione fa appello alla «responsabilità di essere intelligenti artefici del loro futuro» e insiste sui concetti di trasformazione, cambiamento, innovazione, progettualità… Esattamente per ricordare che quello che stiamo vivendo può rivelarsi un’opportunità per il nostro Paese per «ripensare quello che vogliamo essere» e «riprogettare insieme l’Italia».
E poi ci sono le parole di Papa Francesco. Senza dubbio quelle pronunciate sabato 21 novembre, nel discorso di conclusione dell’evento “Economy of Francesco” (L’economia di Francesco), che il Pontefice ha rivolto ai giovani economisti di tutto il mondo. Parole cariche di speranza e di visione: «La storia ci insegna che non ci sono sistemi né crisi in grado di annullare completamente la capacità, l’ingegno e la creatività che Dio non cessa di suscitare nei cuori. Con dedizione e fedeltà ai vostri popoli, al vostro presente e al vostro futuro, voi potete unirvi ad altri per tessere un nuovo modo di fare la storia». E sempre il Pontefice, nell’omelia di domenica scorsa, rivolgendosi ancora ai giovani, ha detto loro di non rinunciare ai “grandi sogni”: «Non accontentiamoci del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia». E li ha pure invitati a compiere “grandi scelte”: «La vita è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita».
Sorprende che ancora una volta siano proprio questi due saggi anziani le voci fuori del coro che, con caparbietà, ci provocano tutti – e soprattutto i giovani – a non credere al deserto che avanza, né alla notte dell’ora attuale. Ci parlano invece di opportunità e di alternative possibili. Si tratta di decidere da che parte stare, perché la felicità – e l’uscita dal buio tunnel – non è qualcosa che ci arriva inaspettatamente da chissà dove, ma è il frutto delle scelte che quotidianamente prendiamo.

(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)

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