Lettera al bambino che ha scritto a Conte

Caro Tommaso, ho deciso di risponderti anch’io, dopo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, anche se la tua lettera era indirizzata soltanto a lui. Mi è piaciuta molto l’idea che hai avuto: hai dimostrato coraggio e creatività. E, devo dire, ho apprezzato pure le parole che ti ha rivolto il destinatario della tua missiva: un gesto di umanità che luccica come una stella cometa nel buio di questa pandemia. Ma guarda: un bambino di 5 anni, di Cesano Maderno, è stato capace di farsi conoscere in tutta l’Italia! Ti faccio poi i complimenti per come ti esprimi correttamente nella nostra lingua. Ho incontrato parecchi adulti nella mia vita che non sanno scrivere così bene come te.

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

Caro Tommaso, ho deciso di risponderti anch’io, dopo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, anche se la tua lettera era indirizzata soltanto a lui. Mi è piaciuta molto l’idea che hai avuto: hai dimostrato coraggio e creatività. E, devo dire, ho apprezzato pure le parole che ti ha rivolto il destinatario della tua missiva: un gesto di umanità che luccica come una stella cometa nel buio di questa pandemia. Ma guarda: un bambino di 5 anni, di Cesano Maderno, è stato capace di farsi conoscere in tutta l’Italia! Ti faccio poi i complimenti per come ti esprimi correttamente nella nostra lingua. Ho incontrato parecchi adulti nella mia vita che non sanno scrivere così bene come te. Questa, nel mio lavoro, è una cosa alla quale presto attenzione e lo ripeto sempre ai miei giornalisti: «attenti alle parole»; «attenti al come». Penso, infatti, che curare l’ortografia, il vocabolario, lo stile sia una dimostrazione di attenzione (e di gentilezza) nei confronti dei lettori. Infine, condivido con te la stessa preoccupazione per Babbo Natale. Manca poco più di un mese al 25 dicembre e ancora non sappiamo se potrà circolare con la sua slitta trainata dalle renne per consegnare a te e ai tuoi amichetti i suoi regali. Per fortuna Conte ti ha assicurato che Santa Claus possiede una autocertificazione internazionale e può viaggiare dappertutto, che usa sempre la mascherina e mantiene la giusta distanza per proteggere se stesso e le persone che incontra. Mi raccomando, tieni fede alla tua promessa: oltre al lattino caldo e ai biscotti, metti sotto l’albero l’igienizzante.
Ti confesso, Tommaso, che un Natale senza Babbo Natale sarebbe molto triste anche per noi che siamo cresciuti. Noi ci alleniamo ogni giorno a perdere la capacità di sognare, di meravigliarci, di stupirci. Siamo sopraffatti da preoccupazioni che riguardano i nostri famigliari e i nostri amici malati. Chi, invece, gode di buona salute è preso da altre faccende: polemiche, litigi, screzi personali. Talvolta gli adulti arrivano agli insulti e alla violenza, soprattutto quando tra di loro discutono di cose di poco conto. Ci hai visti? Impettiti e fieri, ci sfidiamo a chi grida più forte e siamo incoerenti e bugiardi. In pratica, abbiamo perduto la voglia di giocare. Ti auguro, Tommaso, che i tuoi genitori non smettano mai di farlo con te, nemmeno quando avrai 10 anni o 15 o 20. Io, per esempio, ringrazio mio figlio che ogni giorno mi chiede di giocare con lui ed è il momento più bello della giornata.
Quando, in primavera, siamo rimasti chiusi in casa per evitare di ammalarci, dicevamo che, dopo quell’esperienza, saremmo stati migliori e avremmo dato importanza soltanto ai valori che contano davvero come l’amore, l’amicizia, la fratellanza, la carità. Invece, siamo peggiori di prima. Se dovessimo incontrare il Piccolo Principe che ci mostra il disegno di un boa che ha inghiottito un elefante, noi diremmo che è il disegno di un cappello. Forse, solo Babbo Natale, in un anno sfortunato, può darci una mano. Ti faccio una proposta, Tommaso: aiutami a convincere i grandi che anche quest’anno lui verrà. Che già si sentono i sonagli delle renne. E che sarà un Natale autentico. Ho un segreto da rivelarti: per portarmi avanti, ho già fatto il presepe, giù in salotto. Ho detto a mia moglie che l’ho fatto per il nostro bambino, ma, in realtà, l’ho fatto anche per me. Lo guardo e mi ricordo di essere stato piccolo. Adesso devo andare. A presto. Un caro saluto dal tuo amico immaginario, Matteo.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)

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