L’Italia vuole correre

Buone notizie dal Consiglio dei ministri-fiume protrattosi nella notte tra lunedì e martedì scorsi: approvato (pur con la formula “salvo intese”) il decreto “Semplificazioni”, finalizzato ad accelerare i bandi di gara e a snellire le procedure burocratiche, andando incontro alle troppe esitazioni dei funzionari riducendo il rischio di danno erariale ai soli casi di dolo (intenzionalità di delinquere), mentre resta comunque la responsabilità per inerzie e ritardi

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

Buone notizie dal Consiglio dei ministri-fiume protrattosi nella notte tra lunedì e martedì scorsi: approvato (pur con la formula “salvo intese”) il decreto “Semplificazioni”, finalizzato ad accelerare i bandi di gara e a snellire le procedure burocratiche, andando incontro alle troppe esitazioni dei funzionari riducendo il rischio di danno erariale ai soli casi di dolo (intenzionalità di delinquere), mentre resta comunque la responsabilità per inerzie e ritardi. Contestualmente al dl è stato varato il piano di interventi “Italia veloce” con l’elenco di 130 opere pubbliche (strade, ponti e ferrovie, ma non solo) da sbloccare e avviare in tempi rapidi per un totale di circa 200 miliardi (per la gran parte già studiate e predisposte dal Ministero delle infrastrutture e trasporti). Il tutto collegato anche al Piano nazionale di riforma (Pnr) che detta le linee per un rinnovamento radicale della macchina statale, almeno così si spera. Infatti, tale globale operazione – più volte annunciata e riconosciuta da tutti come preliminare e fondamentale per un vero “rilancio” dell’economia e della vita del Paese – punta a creare una nuova immagine dell’Italia anche nel contesto europeo, accreditandosi come nazione all’altezza dei propri compiti nella prospettiva di un recupero dei ritardi accumulati in vari ambiti, tra cui la effettiva capacità di gestire le risorse assegnate. L’Italia – è questo l’obiettivo immediato del presidente del Consiglio, condiviso con i ministri e, pur a fatica, con i partiti che lo sostengono – deve farsi trovare pronta per ottenere il massimo possibile dal Recovery fund in via di definizione da parte dell’UE già dal prossimo Consiglio europeo di metà luglio. Anche per questo nella stessa giornata di martedì Conte ha iniziato un tour in alcune capitali europee per concordare le linee più opportune da seguire nella prossima decisiva riunione comunitaria. Eppure non tutto fila liscio, soprattutto a livello “politico”, dato che, al di là del faticoso accordo raggiunto in nottata, resta quel “salvo intese”, tristemente famoso anche in altre occasioni, a significare una persistente incertezza tra differenti sensibilità. Tanto più che continua la filastrocca della possibile “crisi di governo”, esorcizzata dall’emergenza coronavirus quasi in una paradossale “felice” parentesi, ma sempre evocata fin dall’inizio dell’alleanza giallo-rossa e ripresa più insistente in questa fase di quasi dopo-Covid. A gettare benzina sul fuoco è ora il prossimo turno elettorale delle regionali, in cui Conte auspica un’alleanza M5S-Pd a fronte della coalizione di destra che avanza (abbastanza) compatta, comunque candidata a vincere sempre troppo rispetto agli avversari – l’attuale maggioranza di governo -, tanto più se gli alleati romani si presentano divisi in periferia. Se Conte e Zingaretti spingono per una presenza unitaria alle regionali, il M5S resta profondamente diviso tra l’ala governista e quella movimentista, con il blitz romano addirittura di Casaleggio che – non si sa bene a che titolo, obiettano in molti – incontra Di Battista, Conte e Di Maio da contrario (o almeno molto dubbioso) all’alleanza, in dissonanza con lo stesso garante Beppe Grillo… L’Italia – ripetono gli attuali alleati di governo – deve “correre”, ma se il governo dovesse frenare o fermarsi chi prenderà il testimone potrebbe imboccare tutt’altri tragitti.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

Altri articoli in Italia

Italia