La prima estate dei “senza”

Quella che comincia sarà dunque la prima estate senza campeggi parrocchiali, ma non senza la fantasia degli oratori per animare attività diurne. Un’estate senza “ricchi” ritiri calcistici, ma non senza alternative più sostenibili. Un’estate di assoluta incertezza: senza progetti e date sicure, ma non senza personali programmi che possono ricavare risposte creative anche dalle restrizioni sancite nei protocolli.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Quella che comincia sarà dunque la prima estate senza campeggi parrocchiali, ma non senza la fantasia degli oratori per animare attività diurne. Un’estate senza “ricchi” ritiri calcistici, ma non senza alternative più sostenibili. Un’estate di assoluta incertezza: senza progetti e date sicure, ma non senza personali programmi che possono ricavare risposte creative anche dalle restrizioni sancite nei protocolli.
A partire da due esigenze preliminari: “non consegnare all’oblio quanto abbiamo vissuto”, come ha ridetto mons. Lauro Tisi venerdì in Pinè (vedi pag.14), e mantenere vigile l’attenzione agli altri espressa dai liceali trentini in dialogo per 13 serate con altrettanti testimoni. Il loro decalogo (vedi pag. 5) si articola in un “prendersi cura” che orientiamo qui a quattro realtà sedimentate nella quarantena.
I senza lavoro: si calcola che in Trentino l’emergenza sanitaria abbia falciato 7 mila posti di lavoro, che ora si dovrebbe far “ricrescere” pazientemente con aiuti pubblici e ammortizzatori sociali.
Soprattutto per i precari e per molti lavoratori autonomi la crisi economica consegna un’estate dal reddito insufficiente, come evidenziato dalle crescenti segnalazioni ai Centri di ascolto Caritas.
Conclusione: anche nelle comunità già affrettate a ritrovare i ritmi di prima, non si dovrà vivere un’estate senza solidarietà.
I senza vacanza: abbiamo sempre considerato il riposo un sacrosanto diritto, ma nei prossimi mesi non lo sarà per tutti. Molti quest’estate non potranno staccare dal lavoro: per recuperare il tempo perduto o perché hanno esaurito i loro permessi. E non credete ai cinici secondo i quali “i senza vacanza” sono sempre esistiti.
Il settimo giorno biblico dedicato al riposo ci ricorda che è un’esigenza vitale il tempo liberato dal lavoro: creativo, rigenerante, dedicato alla famiglia e al recupero anche spirituale. E allora, in tempi in cui abbiamo imparato a suddividere anche gli schermi di un computer, facendo spazi agli altri, perché non ci impegniamo a condividere il tempo con quanti non hanno vacanza o con i loro figli che non possono andarvi?
I senza affetti: tante famiglie e tante comunità si sono ritrovate in queste settimane senza parenti, senza anziani. E’ decisivo fare memoria dei loro volti e delle loro vite, come stanno facendo alcune comunità, “visitate” dall’Arcivescovo in queste domeniche: “Le vittime della pandemia meritano il risarcimento della memoria. Lo dobbiamo a loro e alle loro famiglie. Ma lo dobbiamo anche a noi stessi”, ha scritto Aldo Cazzullo nell’introdurre i 320 “necrologi” raccolti lunedì dal Corriere della Sera.
E tra gli affetti c’è anche la riconoscenza da ridire – come fa la famiglia di “guariti” nella copertina di questo numero – o la nostalgia dei nostri anziani nelle Rsa che non meritano di affrontare anche un’estate senza visite.
I senza futuro: Covid-19 ha lasciato indietro, magari nascoste sotto le mascherine, lacrime di preoccupazione per il domani. Per chi vuol essere fedele al Samaritano, l’estate 2020 dovrebbe essere l’estate della consolazione, in cui piegarsi su queste situazioni per offrire conforto. Ripetendo le parole di San Paolo ai Romani: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”.

(*) direttore “Vita Trentina” 

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