Gli occhi aperti

Quante volte dalle colonne di questo giornale ci è capitato di parlare di speranza. “Non neghiamoci la speranza” è l’appello, l’invito che rivolgiamo a tutti. E che rivolgiamo a noi stessi. Consapevoli che sperare non significa chiudere gli occhi, incrociare le dita e augurarci che tutto finisca magicamente. La speranza richiede un impegno, se no assomiglia al gioco d’azzardo.

(foto Siciliani-Gennari/SIR)

Quante volte dalle colonne di questo giornale ci è capitato di parlare di speranza. “Non neghiamoci la speranza” è l’appello, l’invito che rivolgiamo a tutti. E che rivolgiamo a noi stessi. Consapevoli che sperare non significa chiudere gli occhi, incrociare le dita e augurarci che tutto finisca magicamente. La speranza richiede un impegno, se no assomiglia al gioco d’azzardo. L’impegno di queste settimane lo sappiamo, lo abbiamo ripetuto in tutti i modi. Forse tardando. Perché qualche errore lo abbiamo fatto tutti. Nel non dare il giusto peso alla situazione che via via si delineava nella sua dramma- ticità. Tutti, chi più chi meno, abbiamo sbagliato. Per quella stretta di mano che abbiamo dato comunque perché “cascherà mica il mondo…” o quell’uscita tra ami- ci che “prima che chiudano tutto voglio ancora farmi un aperitivo in compagnia”. Poi ci siamo resi conto (non tutti, non tutti allo stesso modo). Ora il messaggio è chiaro. E non possiamo pensare di avere già fatto abbastanza, di aver “già dato”. L’impegno deve continuare, senza mollare. Anche e soprattutto nel momento in cui qualche primo risultato positivo (o meglio, meno negativo) ci fa intravedere una luce al fondo del tunnel. Non negarci la speran- za vuol dire questo. Continuare a tenere gli occhi bene aperti. Come quando si cammina di not- te, ma si tengono comunque gli occhi aperti per poter cogliere i primi segnali del giorno che arriva. Certo non potremo dire che tutto è andato bene, non lo possiamo dire ormai da diverse settimane. Qualcuno dice che ne usciremo migliori, più uniti, più consapevoli. Anche questa è una speranza. Ne usciremo sicura- mente malconci, con il bisogno di ricominciare su tanti fronti. Una cosa è certa ne usciremo soltanto se ora continuiamo a camminare nella stessa direzione. Insieme.

(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)

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