Comunità che si reinventano

Dopo più di una settimana di città e paesi vuoti e silenziosi, eli strade vuote e giornate rivoluzionate nella quotidianità di spazi limitati, di affetti coltivati a distanza con baci e abbracci tanto virtuali quanto sinceri e desiderati, si fa sempre più chiaro che tutto questo non finirà tanto presto. Stiamo già immaginando come potrà essere la Settimana Santa senza le liturgie e le tradizionali sacre processioni e rappresentazioni che attirano tanti turisti e commuovono anche chi non ha una fede praticata; senza la cucina della festa pensata per famiglie riunite, per giornate in vacanza e all’aria aperta. Sarà una Pasqua speciale.

(Foto siciliani-Gennari/SIR)

Dopo più di una settimana di città e paesi vuoti e silenziosi, eli strade vuote e giornate rivoluzionate nella quotidianità di spazi limitati, di affetti coltivati a distanza con baci e abbracci tanto virtuali quanto sinceri e desiderati, si fa sempre più chiaro che tutto questo non finirà tanto presto. Stiamo già immaginando come potrà essere la Settimana Santa senza le liturgie e le tradizionali sacre processioni e rappresentazioni che attirano tanti turisti e commuovono anche chi non ha una fede praticata; senza la cucina della festa pensata per famiglie riunite, per giornate in vacanza e all’aria aperta. Sarà una Pasqua speciale.
Si, nel pieno dell’#iorestoacasa cresce il desiderio del dopo Coronavirus, quando potremo riprendere a vivere incontrandoci fisicamente, muovendoci liberamente, con una nuova consapevolezza di quanto preziosa sia la libertà di cui possiamo godere e, purtroppo, abusare. Le esperienze che stiamo vivendo in questi giorni ci costringono a riconsiderare il valore delle cose, o meglio delle persone: dalla sanità fatta di medici, infermieri e tante altre professionalità, alla vita associativa di cui sono ricche le nostre comunità, fino allo stesso ambiente di lavoro e, non ultimo, le nostre parrocchie e comunità di fede.
Una settimana fa, appena giunta la notizia della decisione di fare di tutta Italia una “zona rossa” con il blocco di tutte le attività non essenziali, con l’arrivo in redazione delle notizie di disdette di tutte le attività programmate, temevamo di non aver molto da raccontarvi. Non è andata cosi.
In queste pagine abbiamo potuto raccontare la vita sociale, la scuola, il lavoro, le parrocchie e le associazioni che si reinventano, perché la vita non si ferma. Non mancano le difficoltà che colpiscono soprattutto chi è già fragile (malati, poveri, disabili ecc) e chi si impegna per loro, da volontari o per lavoro (associazioni e cooperative sociali, per esempio) ma laddove la presenza fisica non è indispensabile i famosi “social” in primis, e tante altre piattaforme di comunicazione, in questi giorni aiutano a mantenere le relazioni e a non disperdere le comunità.

(*) direttore “La Voce” (Perugia)

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