Don Vincenzo Rini: il giornale la passione di una vita

Questo dannato virus ti ha tolto dalla nostra vita. Ma che dico? Sono certo – e tu eri uomo di fede – che tu ora ci sei ancora vicino, anche più vicino, sorridendo e ringraziandoci per il nostro affetto.

foto SIR/Marco Calvarese

Caro don Vincenzo,

sabato mattina la notizia della tua morte mi ha sconvolto. Non me l’aspettavo. Ci eravamo parlati pochi giorni prima. Non ci è stato più possibile vederti, nemmeno celebrare un funerale tutti insieme per dimostrarti il mio e il nostro affetto.

E subito il pensiero è andato alle tante esperienze vissute insieme in una Fisc che abbiamo accompagnato fianco a fianco in momenti di grandi trasformazioni, con l’unico intento di farne una grande famiglia, di migliorare i nostri giornali, di lanciarne di nuovi.

Eri un uomo colto, con un carattere simpatico. Sei diventato giornalista non per scelta, come tu stesso raccontavi. Eri parroco di Polengo (Cr), ti eri laureato in Teologia dogmatica alla Facoltà Teologica di Milano e probabilmente avevi in mente altri progetti, data la tua notevole competenza in questo settore. Nel 1985 il vescovo ti ha chiamato per affidarti la direzione del settimanale diocesano “La Vita Cattolica”, nonostante qualche tua perplessità.

Ma è bastato poco perché il giornale diventasse la passione di tutta la tua vita. Passione e competenza giornalistica che ti hanno portato a vivere intensamente l’esperienza della Fisc, la Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici al punto da esserne eletto all’unanimità presidente nel dicembre 1998.

Sei anni della tua presidenza (1999-2004), sei anni della mia (2005-2010), sei anni in cui tu hai posto le basi del rilancio e sei anni in cui io ho continuato il tuo impegno. Abbiamo lavorato a braccio; ricordo le battaglie condotte insieme per migliorare i nostri giornali e la vita della Federazione!

Anche quando sono succeduto a te come presidente, abbiamo continuato a collaborare grazie alla tua nomina a presidente del SIR, l’agenzia stampa della Chiesa italiana: eri stato scelto dal segretario della Cei, in apprezzamento al tuo lavoro in Fisc.

Erano gli anni che precedevano la grande crisi che si è abbattuta anche sull’informazione, specialmente sull’informazione cartacea. Erano anni di grande passione e sviluppo. Quanti incontri, convegni, viaggi, dibattiti, discussioni, a volte anche accese. Quanti momenti di sincera e schietta amicizia. Erano gli anni della grande speranza!

Poi è venuta la crisi che ha portato purtroppo alla chiusura di diverse testate. Anche la tua di Cremona, che compiva cento anni.

Ho sofferto con te la chiusura del tuo settimanale avvenuta il 21 dicembre 2017, dalla direzione del quale ti eri già dimesso perché non volevi essere complice di questa operazione che non condividevi. Lo si notava sul tuo volto il dolore nel vedere tanti anni di lavoro definitivamente messi da parte.

Da canonico del Capitolo della Cattedrale, non avevi comunque smesso di scrivere e pubblicavi simpatici volumi di ricordi che avevano un notevole successo in una Cremona che ti apprezzava molto.

Caro don Vincenzo, non solo il giornale ci legava in amicizia, ma anche Ischia, tua, e nostra, mèta preferita per le vacanze estive. Grazie a te abbiamo conosciuto una bella famiglia con la quale condividiamo da dieci anni il mese di agosto. Quante volte ci siamo ritrovati anche là, a tavola con ospiti di ogni tipo, per i compleanni o la festa dell’Assunta. Si stava in amicizia con grande allegria e tu raccontavi i tuoi gustosi aneddoti le tue barzellette, tenendo vivace la compagnia. Lo scorso anno ci siamo visti di meno, per varie circostanze e anche per qualche disguido; pensavo di rimediare il prossimo anno. Ma purtroppo non sarà possibile!

Questo dannato virus ti ha tolto dalla nostra vita.

Ma che dico? Sono certo – e tu eri uomo di fede – che tu ora ci sei ancora vicino, anche più vicino, sorridendo e ringraziandoci per il nostro affetto.

Continuiamo la nostra amicizia e le nostre battaglie in modo diverso, ma sempre uniti, a braccio, come nei bellissimi anni che abbiamo passato insieme.

Ciao Vincenzo, il tuo sorriso resta impresso nei miei occhi!

Don Giorgio

 

 

ALCUNI TRATTI BIOGRAFICI DI DON VINCENZO RINI

 

Don Vincenzo Rini era nato a Spinadesco il 5 gennaio 1945. Ordinato sacerdote il 22 giugno 1968. Il suo percorso sacerdotale è stato segnato dalle seguenti tappe: curato a Romanengo (1968-1976) e a Soresina (1976-1977), nel 1977 è diventato parroco di Polengo. Nel mentre si è laureato in Teologia dogmatica alla Facoltà Teologica di Milano.

Nel 1985 il vescovo lo ha scelto quale direttore del settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. La sua passione e competenza giornalistica l’hanno portato ad essere eletto all’unanimità presidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) nel dicembre 1998. Incarico che sostenne per due mandati fino al 2004. In quell’anno è stato insignito dell’onorificenza di Cappellano di Sua Santità. Di seguito è stato nominato, dal segretario della Cei, presidente del SIR (Società per l’Informazione Religiosa), l’agenzia stampa della Chiesa italiana.

Ha lasciato la direzione del settimanale diocesano poco prima che il foglio cremonese  festeggiasse i cento anni di vita (verrà poi chiuso il 21 dicembre 2017).

Canonico del Capitolo della Cattedrale di Cremona, dal 1998 mons. Rini era assistente dell’UCID cremonese, dal luglio 2019 era anche consulente ecclesiastico del Gruppo lombardo UCID, dal 2017 era Consigliere Ecclesiastico della Federazione Provinciale “Coltivatori Diretti” di Cremona e nel 2018 era stato nominato dalla CEI Assistente ecclesiastico nazionale dei Convegni di Cultura “Maria Cristina di Savoia”.

È scomparso, vittima del coronavirus, nella notte tra il 13 e il 14 marzo 2020.

 

 

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