Sisma tre anni dopo/8

Amatrice: ProMis e Andareoltre.org, la pazienza di ricostruire e la passione di raccontare

Nati sotto la spinta del terremoto per sostenere la popolazione colpita e contribuire alla rinascita dei paesi del cratere e delle loro comunità dal punto di vista materiale e umano: sono l’impresa sociale ProMis, Progetto Missioni, e il sito di informazione www.andareoltre.org, collegato al settimanale diocesano “Frontiera”. Più che “frutti del sisma del 2016” rappresentano ““la risposta della Chiesa locale ai bisogni della popolazione terremotata”.

foto SIR/Marco Calvarese

Nati sotto la spinta del terremoto per sostenere la popolazione colpita e contribuire alla rinascita dei paesi del cratere e delle loro comunità dal punto di vista materiale e umano: sono l’impresa sociale ProMis, acronimo di Progetto Missioni, e il sito di informazione www.andareoltre.org, collegato al settimanale diocesano “Frontiera”. Entrambi hanno solo poco più di un anno di vita ma sulle spalle un importante bagaglio di esperienza nei rispettivi campi di azione. Verrebbe da definirli “frutti del sisma del 2016” ma più concretamente sono “la risposta della Chiesa locale ai bisogni della popolazione terremotata”.

foto SIR/Marco Calvarese

Lavorare insieme. “Il sisma ha ravvivato anche la spinta del volontariato – spiega Fabio Porfiri, amministratore delegato di ProMis – con la nostra azione cerchiamo di fare fronte a esigenze che già erano presenti ma che il sisma ha fatto esplodere in tutta la loro drammaticità”. Il pensiero corre alle famiglie, agli anziani, ai giovani, ai disabili, agli studenti, tutte persone che, sottolinea Porfiri, “hanno bisogno di recuperare il senso di comunità disgregato dal terremoto e dunque di vita sociale.

Il sisma ha azzerato tutto, non solo i fabbricati, i muri, ma anche l’umano, il sociale. È dunque di fondamentale importanza che tutti siamo coinvolti.

Gli anziani, per esempio, possono essere per i giovani la memoria viva di questo territorio. Anche raccontare ai nipoti favole e leggende nate tra queste montagne può servire a scriverne il futuro”. Inutile dire che “isolamento e spopolamento vanno di pari passo a causa della lentezza della ricostruzione”. La chiave di volta per affrontare la sfida della “rigenerazione” come la chiama il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, è “lavorare tanto e cooperare con le altre associazioni”. Nelle attività cerchiamo sempre di coordinarci con altre associazioni del territorio. “Nel dopo sisma – rivela Porfiri – in questa zona ne sono nate circa 60″.

“Lavorare tutti insieme per il bene di queste comunità è fondamentale”.

La forza di Promis. La forza di ProMis sta negli operatori, nelle persone, quasi tutti ragazzi e giovani. Più della metà sono donne. “Attualmente, visto il periodo, siamo impegnati nei centri ricreativi estivi per i bambini ad Amatrice, Borbona, Cittareale, Accumoli. Per noi – spiega l’amministratore delegato di ProMis – è un modo per catturare anche l’attenzione delle loro famiglie. Raccogliamo le persone nei centri di comunità che la diocesi ha voluto realizzare nelle zone del terremoto grazie a Caritas Italiana. Siamo presenti a fianco delle persone anziane. Offriamo servizi navetta per garantire spostamenti altrimenti difficili”. Lo scorso giugno ProMis ha incontrato i ragazzi del Liceo Scientifico di Amatrice per parlare di lavoro, per approfondire il mondo delle start up e delle opportunità lavorative dedicate ai neo diplomati. Altre iniziative sono in cantiere a partire da settembre.

“Sarà un lavoro lungo – ammette Porfiri –. Separare o rimuovere le macerie non è solo una questione materiale ma anche e soprattutto umana. Significa riprendere pezzi di vite andate distrutte in pochi secondi. E per rimetterli insieme ci vuole tanto tempo e soprattutto pazienza. Che spesso manca, è vero, ma che è necessario avere”.

foto SIR/Marco Calvarese

Raccontare la ricostruzione. E di “pazienza” ne hanno tanta Sabrina Vecchi e Alessandra Daniele due delle giornaliste attive nel sito www.andareoltre.org, voluto dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali della diocesi di Rieti, guidato da David Fabrizi, e pensato per “raccontare la ricostruzione”. Un servizio che richiede “pazienza e rispetto per chi è stato colpito dalla tragedia”. Niente scoop, ma solo un vero e proprio canale informativo centrato sui piccoli e grandi interventi che la Chiesa di Rieti, attraverso la Caritas, sta portando avanti nell’area del cratere per

foto SIR/Marco Calvarese

sostenere la popolazione e contribuire alla rigenerazione dei paesi dal punto di vista materiale, sociale e spirituale. Il tutto senza nasconderne le difficoltà, “la rassegnazione e lo scoramento” ma aiutando le comunità colpite ad “andare oltre”. “Il logo del sito – spiega Sabrina Vecchi – è di colore verde, la speranza, e mostra una matita che traccia un segno a indicare che

chiunque, toccato dal terremoto, può riscrivere la sua storia, la sua vita e il proprio futuro”.

Sabrina e Alessandra spendono molto del loro tempo sul territorio, tra la gente. “Andiamo a raccogliere i segni di speranza di questi tre anni, e ce ne sono stati tanti, specie dal punto di vista della solidarietà, che non si è mai fermata. Il sito – spiega Sabrina – ha anche lo scopo di essere una fonte di informazione per i media, un portale in cui si trovano esclusivamente notizie relative al terremoto e alle persone da esso toccate. Il terremoto, lo ricorda spesso mons. Pompili, pur nella sua tragicità offre delle opportunità: raccontare per ricominciare”.

“Il racconto ha il volto e la voce di tante persone che dopo tre anni vivono ancora tra grandi difficoltà – spiega Alessandra Daniele –. Spesso tocchiamo con mano la loro amarezza e la loro delusione”. Nonostante ciò non mancano “semi di speranza”.

“Ricordo una signora di 75 anni che dopo il sisma si è rimessa in gioco e ha riaperto la sua attività di ristorazione lanciando un chiaro messaggio di speranza nel futuro. Un messaggio rivolto soprattutto ai più giovani” dice Alessandra. “La sfida per noi di andareoltre.org è inserirsi in questo percorso di rigenerazione e diventarne testimoni così da raccontarlo in modo diretto e con la voce stessa dei protagonisti”. Molti dei quali sono giovani. “In tanti hanno scelto di puntare sulla loro terra e sono rimasti per investirci sopra. La nascita di attività legate al territorio (ricettività, produzione agricola, turismo sostenibile…) sono i segni più evidenti di questa ripartenza e rigenerazione”.