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Approvato il Decreto Salvini: ecco cosa prevede su immigrazione e sicurezza

Nei 42 articoli suddivisi in 4 titoli, si trovano mescolati argomenti molto eterogenei. Se l’accento, infatti, viene decisamente posto sulle norme in tema di immigrati e richiedenti asilo – come è emerso anche nella conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Chigi dopo il Consiglio – nel decreto si parla anche di occupazioni abusive, beni confiscati ai mafiosi e trattamento del personale dell’amministrazione civile, solo per fare alcuni esempi

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

Il Consiglio dei ministri ha approvato questa mattina, all’unanimità, il cosiddetto “decreto Salvini”, un testo che unisce i due provvedimenti originariamente ipotizzati in materia di immigrazione e di sicurezza. Una scelta già di per sé politicamente e culturalmente eloquente. Così, nei 42 articoli suddivisi in 4 titoli, si trovano mescolati argomenti molto eterogenei. Se l’accento, infatti, viene decisamente posto sulle norme in tema di immigrati e richiedenti asilo – come è emerso anche nella conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Chigi dopo il Consiglio – nel decreto si parla anche di occupazioni abusive, beni confiscati ai mafiosi e trattamento del personale dell’amministrazione civile, solo per fare alcuni esempi.

Il cambiamento che appare più rilevante riguarda l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che consentiva di accogliere persone bisognose di tutela al di fuori delle ipotesi di protezione internazionale ordinarie (status di rifugiato e protezione sussidiaria).

Saranno concessi soltanto permessi temporanei relativi a sei fattispecie, tre delle quali già previste dalle norme in vigore (vittime di tratta, di violenza domestica, di sfruttamento lavorativo) e tre specificate nel nuovo decreto (condizioni di salute di eccezionale gravità, provenienza da Paesi colpiti da calamità naturali e riconoscimento di atti di particolare valore civile).
Viene inoltre ridimensionato lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che pure era considerato da operatori ed esperti l’esempio più virtuoso di accoglienza per il suo carattere diffuso e il coinvolgimento delle comunità locali. Sarà riservato soltanto ai titolari di protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati. Tra le altre misure previste l’ampliamento del tipo di reati che, in caso di condanna definitiva, comportano il diniego o la revoca dello status di rifugiato. Basterà invece la “pericolosità sociale” o una condanna in primo grado – come ha sottolineato lo stesso Salvini in conferenza stampa – per bloccare la domanda di protezione internazionale ed avviare l’interessato alla pratica di espulsione.

Il termine massimo di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri viene portato a 180 giorni rispetto agli attuali 90.

Vengono inoltre introdotte restrizioni per la concessione della cittadinanza, cittadinanza che sarà revocata in caso di condanna definitiva per reati commessi con finalità di terrorismo. Il decreto esclude l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo e vieta il reingresso di coloro che sono stati espulsi da altri Paesi dell’area Schengen.
In chiave di lotta al terrorismo vengono fissate nuove regole per il noleggio di autoveicoli e si estende l’applicazione del Daspo per le manifestazioni sportive e del Daspo urbano (per fiere, spettacoli, ecc.), vietando agli indiziati l’accesso agli eventi pubblici.
Altre norme riguardano il potenziamento del ruolo della polizia locale, comprensivo della possibilità di sperimentare le armi a impulsi elettrici nei comuni superiori ai 100 mila abitanti, e l’inasprimento delle pene per le occupazioni abusive di edifici e terreni. Il decreto prevede inoltre interventi per potenziare l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati.
Prima di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto-legge dovrà andare al Quirinale per la firma del Capo dello Stato. Nei giorni scorsi si era discusso di potenziali profili di incostituzionalità di alcune norme. Bisognerà vedere se le interlocuzioni informali che normalmente precedono il varo di questi atti del governo sono state sufficienti per spianare la strada al provvedimento. Dopo di che il decreto dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni ed è probabile – ne ha parlato esplicitamente Salvini in conferenza stampa – che subisca alcune modifiche e integrazioni.