Migranti: l’umanità non si cancella per decreto

Di fronte allo scontro tra Roma e Parigi deflagrato oltre ogni previsione sulla questione migranti e navi Ong l’Unione Europea appare, ancora una volta, messa alla prova sulla propria capacità di ispirarsi realmente nelle scelte ai principi di umanità e di promozione dei diritti umani. Da tempo la politica migratoria sta mettendo sotto pressione la Ue e le sue istituzioni, tutti preoccupati più di scaricare la responsabilità della risposta su altri, piuttosto che farsene carico e trovare una soluzione condivisa a una sfida epocale visto che questa non troverà certo la sua soluzione, come dimostrano i fatti, nell’innalzamento di muri e sulla chiusura di porti.

(Foto Ansa/Sir)

Di fronte allo scontro tra Roma e Parigi deflagrato oltre ogni previsione sulla questione migranti e navi Ong l’Unione Europea appare, ancora una volta, messa alla prova sulla propria capacità di ispirarsi realmente nelle scelte ai principi di umanità e di promozione dei diritti umani. Da tempo la politica migratoria sta mettendo sotto pressione la Ue e le sue istituzioni, tutti preoccupati più di scaricare la responsabilità della risposta su altri, piuttosto che farsene carico e trovare una soluzione condivisa a una sfida epocale visto che questa non troverà certo la sua soluzione, come dimostrano i fatti, nell’innalzamento di muri e sulla chiusura di porti.
Eppure la difesa dei diritti umani come pure la promozione del senso di umanità dovrebbero essere iscritti nel dna dell’Europa sorta dalle macerie del Secondo Conflitto Mondiale. Ma i tragici fatti di questi giorni, calati sulla carne viva di qualche centinaio di poveri cristi la cui unica colpa è quella di cercare un futuro degno di questo nome, mostrano quanto su tale versante l’Europa sia insufficiente, chiusa nelle proprie irrazionali paure e in definitiva, prigioniera del proprio egoismo.
È il principale dato che emerge dallo scontro in atto tra la Francia e l’Italia sulla gestione di alcune imbarcazioni di Ong con a bordo uomini, donne e bambini in fuga dall’Africa. Tutti i protagonisti di questo ennesimo sconfortante capitolo hanno la coscienza sporca e certo non possono dare lezioni di umanità a chicchessia. Questo vale anche per la Francia di Manuel Macron che a parole mette al centro la solidarietà, ma che poi nei fatti gestisce i propri confini con dure politiche di respingimenti come si vede a Ventimiglia o a Calais.
Premesso tutto questo non si può non sottolineare l’approccio grave, approssimativo e ideologico in tutta la vicenda da parte del governo italiano che è apparso più a trazione Salvini che a guida Meloni. La preoccupazione di affermare una linea di rigore e fermezza nei confronti dei migranti ha portato ad assumere una linea disumana, in contrasto con le norme internazionali del mare che prevedono sempre il soccorso di chi è in difficoltà. La gestione delle relazioni con la Francia, mentre si stava cercando una soluzione allo sbarco della nave Ocean Viking con 234 persone a bordo, è stata improntata a superficialità e arroganza. Matteo Salvini, anche in questa occasione non è riuscito a trattenersi mostrando di non conoscere l’Abc della politica estera e causando, di fatto, l’incidente diplomatico che conosciamo e che sta mettendo in profonda discussione la relazione con uno dei principali alleati di Roma. Certo la reazione di Parigi è stata sproporzionata, ma il nostro governo ha fatto vedere di non essere consapevole della delicatezza che riveste la gestione della politica estera. In tal senso anche un maggior equilibrio da parte del neoministro Piantedosi, sarebbe utile a lui e soprattutto alla credibilità dell’Italia. In questo senso, per fortuna che c’è il presidente Mattarella!
Tutta la vicenda poi va riportata a quelli che sono i dati che mostrano che l’Italia ha ben altri problemi che non qualche centinaio di migranti che arrivano provatissimi dall’inferno libico. Invece che tentare di alimentare paure infondate sarebbe il momento di mettere in campo, finalmente, una politica migratoria degna di questo nome, che parta dalla consapevolezza che l’economia italiana ha assolutamente bisogno di manodopera, come scriviamo in questo giornale. Sarebbe inoltre auspicabile che chi ci governa si ricordi che il senso di umanità non può essere cancellato per decreto. Se no la Storia, prima o poi, ne domanderà conto.

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