Immigrazione: non si perda il senso del rispetto che si deve ad ogni persona

In questi giorni, tra le notizie in primo piano, sui media nazionali e internazionali, un posto di rilievo lo ha avuto lo scontro tra il Governo e le navi umanitarie delle ong internazionali. Da non pochi osservatori e analisti è stato interpretato come il nuovo corso dell'esecutivo sul tema dell'immigrazione. E purtroppo ecco ripresentarsi puntuale l’egoismo dell’Unione Europea (UE = Unione di Egoismi?). Un egoismo che sta inasprendo il clima, tutt’altro che sgombro da pesanti incognite sul presente e sul futuro, a causa della guerra in Ucraina, e la conseguente crisi energetica che, con l’inverno alle porte, sta ancora di più mettendo a dura prova le famiglie e le economie.

(Foto Ansa/Sir)

In questi giorni, tra le notizie in primo piano, sui media nazionali e internazionali, un posto di rilievo lo ha avuto lo scontro tra il Governo e le navi umanitarie delle ong internazionali. Da non pochi osservatori e analisti è stato interpretato come il nuovo corso dell’esecutivo sul tema dell’immigrazione. E purtroppo ecco ripresentarsi puntuale l’egoismo dell’Unione Europea (UE = Unione di Egoismi?). Un egoismo che sta inasprendo il clima, tutt’altro che sgombro da pesanti incognite sul presente e sul futuro, a causa della guerra in Ucraina, e la conseguente crisi energetica che, con l’inverno alle porte, sta ancora di più mettendo a dura prova le famiglie e le economie.
Il fenomeno dell’immigrazione non può che essere affrontato con un approccio più umano, rifuggendo la retorica con la quale, sovente, si tratta la questione migranti, a livello planetario, perdendo di vista che i flussi, gli sbarchi e le statistiche, non sono solo un insieme di numeri. Dietro ad essi infatti ci sono nomi, volti, e storie di uomini donne e bambini ai quali sono negati – alle porte e anche dentro i confini della civilissima Europa – i diritti umani fondamentali.
“La politica migratoria rimane – come ha detto il Presidente Sergio Mattarella, in una lectio alla Sorbona (Parigi, 05/07/2021) – un vulnus recato alla coscienza europea. Alla pandemia – osservava Matterella – abbiamo saputo dare una risposta comune, alla crisi economica altrettanto. Alle migrazioni, ovvero al tema che in grande misura oggi interpella i nostri valori, al tema che più di altri mette in gioco la nostra capacità geopolitica e la nostra visione del mondo, non siamo ancora riusciti a dare una risposta adeguata, efficace e comune. I flussi migratori vanno regolati e governati, affinché siano rispettosi delle comunità di accoglienza e dei migranti, cancellando l’odioso traffico che criminali senza scrupoli hanno imbastito sulla loro pelle”.
Da Parigi, cuore dell’Europa, il Presidente, andava, poi, diritto al cuore dell’annoso problema. “La pressione che avvertiamo è il risultato delle grandi differenze nella distribuzione del benessere tra i continenti, dell’ampia diversità dei tassi demografici, dell’impatto dei cambiamenti climatici; ma è anche il prodotto di decenni di omissioni, conflitti, diseguaglianze. In una frase: del mondo che abbiamo contribuito come europei a plasmare e del quale rechiamo ampia responsabilità. Donne, bambini, uomini in fuga, difficilmente possono essere individuati come un nemico”.
Già, definirli come un “nemico”, o parlare degli sbarchi in termini di “invasione”, “assalto all’Europa”, “difesa dei confini” nazionali e quindi “europei”, come non pochi continuano a fare anche in questi giorni; oppure etichettarli, anche neonati, come probabili criminali significa, per esempio, disconoscere la storia degli immigrati, di ieri e di oggi, tra i quali, nel corso degli anni è possibile annoverare anche tanti nostri amici e parenti. Lo ha evidenziato bene il Rapporto Italiani nel mondo 2022 e secondo il quale, ad esempio, sono ben 158 mila gli agrigentini residenti all’estero in cerca di opportunità lavorative e prospettive di vita, difficili, se non impossibili da trovare in terra natia. Così come per i nostri connazionali, anche per i migranti che giungono sulle nostre coste, non si tratta solo di dare cibo, acqua, un tetto e cure mediche. Si tratta di accogliere perché la loro presenza può trasformarsi in una grande opportunità per Paese d’accoglienza. Quanti di noi in Italia, dal nord al sud, possono raccontare di nonni, padri o zii che hanno contribuito (come nel caso della mia famiglia in Germania, dove peraltro sono nato) alla crescita economica, sociale e culturale del Paese di approdo, dove spesso parenti e figli degli immigrati della prima, sono ora degli affermati e stimati professionisti.
Grandi lavoratori, gente onesta e perbene, che con il proprio lavoro ha garantito benessere a figli e nipoti e, ancora oggi, a distanza di anni e decenni, continuano a contribuire, con i loro sacrifici, alla Nazione che, a migliaia di chilometri da casa loro, ha riconosciuto dignità e pari diritti. In tempi non meno difficili dai nostri, sono stati accolti e non sempre in case e alberghi, ma spesso in scantinati o case popolari, se andava bene. Spesso, per loro, i meno fortunati, c’erano solo catapecchie o baracche condivise con due, tre, quattro, cinque… compagni di avventura. Non sempre venivano loro offerto un contratto di lavoro. Per loro c’era la fatica del quotidiano, unita alla difficoltà di una lingua straniera, che hanno imparato a balbettare dopo 8-10 ore di lavoro in fonderia o nelle miniere di carbone, o magari frequentando le scuole serali. Gente che ha sperimentato sulla propria pelle il duro percorso dell’integrazione, del rispetto delle leggi e della cultura locale e delle consuetudini così diverse da quelle dei luoghi di appartenenza. Come nascondere poi che anche tra i migranti di casa nostra c’era gente disonesta, pronta a speculare, sulla propria gente, “trafficando”, a caro prezzo, per l’arrivo di un connazionale, sul posto dove dormire, sul lavoro. Per questo (come figlio di migranti, status di cui non mi sono mai vergognato), ci permettiamo, in questa circostanza, di bisbigliare all’orecchio, a chi ha compiti di governo di non tenere mai lontana l’Umanità dai nostri porti e dalle nostre città. “Restiamo umani”, sempre! Non si perda il senso del rispetto che si deve ad ogni persona. In tanti, continuano a “gridare” da comode poltrone, sui social, in tv e sui giornali, senza neanche osare salire a bordo delle navi restando “a distanza di sicurezza” dal freddo molo del porto di Catania o dei centri di accoglienza. Incrociare i loro sguardi non è facile.
In Italia, il 90% degli arrivi di migranti, avviene senza l’ausilio delle OnG anche se si continua ad etichettarle come “i taxi del mare”. A parlare, riporta un approfondimento di Avvenire, sono i numeri, non delle OnG, ma quelli ufficiali, quelli che il ministero dell’Interno pubblica sul proprio sito, il cosiddetto “Cruscotto statistico giornaliero”. E che dire poi del memorandum d’intesa con la Libia, varato nel 2017 e confermato per due volte dai nostri governi? “Anche l’attuale Governo –scriveva giorni fa Nello Scavo su Avvenire – ha lasciato che “il patto della vergogna” si rinnovasse d’inerzia. Nessuna parola, ancora una volta, viene spesa contro i crimini commessi in Libia dalle autorità del Paese. A denunciarlo (come se non bastassero anni di inchieste giornalistiche) una ventina di rapporti firmati dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e altri 23 dossier della Procura internazionale dell’Aja. Ma del resto, se per definire i migranti a bordo di una nave si arriva a definirli «carico residuale», che senso ha sprecare anche una sola parola per loro?”
Infine, un P.S. a chi ci governa e un N.B. a quanti si dicono cristiani.
P.S.: una politica delle migrazioni che non apre vie legali e sicure di accesso agli Stati europei, garantendo l’esigibilità dei diritti per le comunità residenti e per i migranti, è destinata, come la storia recente insegna, a fallire se non a favorire, anche solo in maniera indiretta, le immigrazioni irregolari.
N.B.: Per noi cristiani, poi, c’è di mezzo il Vangelo e l’Eternità. Vedere e passare oltre dimenticando o ignorando una persona che giace a terra, ai bordi della Gerusalemme-Gerico della vita (figuriamoci chi solca il mare e rischia di annegare in mare!), è un comportamento anti evangelico di cui un giorno ci verrà chiesto conto, pena l’attracco al “Porto sicuro” della nuova Gerusalemme. Questo è il Vangelo che abbiamo ricevuto e che a differenza delle leggi dello Stato, non può essere cambiato a colpi di maggioranza!

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