Ucraina. Sperare, nonostante tutto

“La madre del peggio è sempre incinta” recita un amaro proverbio (per fortuna, qualcuno osa trasformarlo anche in “La madre del meglio…”). La situazione in Ucraina non fa presagire nulla di buono, non solo per i belligeranti, ma per l’Europa e per il mondo intero. Gli appelli al “cessate il fuoco!” e ai negoziati si moltiplicano ad ogni livello, come pure le (poche) manifestazioni pacifiste. E diciamo pure che continua incessante anche la preghiera, ultima e più potente “arma” disponibile per i credenti. Inquietanti e commoventi quella rustica croce formata con due legnetti trasversali appiccicati da prigionieri ucraini alla parete di una camera di tortura o quel “Padre nostro” scritto in altra camera letale nei simili caratteri e in una simile lingua slava (e nella stessa fede!) della nazione sorella, tramutatasi in acerrimo nemico!

(Foto: SIR)

“La madre del peggio è sempre incinta” recita un amaro proverbio (per fortuna, qualcuno osa trasformarlo anche in “La madre del meglio…”). La situazione in Ucraina non fa presagire nulla di buono, non solo per i belligeranti, ma per l’Europa e per il mondo intero. Gli appelli al “cessate il fuoco!” e ai negoziati si moltiplicano ad ogni livello, come pure le (poche) manifestazioni pacifiste. E diciamo pure che continua incessante anche la preghiera, ultima e più potente “arma” disponibile per i credenti. Inquietanti e commoventi quella rustica croce formata con due legnetti trasversali appiccicati da prigionieri ucraini alla parete di una camera di tortura o quel “Padre nostro” scritto in altra camera letale nei simili caratteri e in una simile lingua slava (e nella stessa fede!) della nazione sorella, tramutatasi in acerrimo nemico!
Le accorate parole di papa Francesco rivolte domenica scorsa “in nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore” direttamente al “Presidente della Federazione Russa” supplicandolo di “fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte”, nonché, “addolorato per l’immane sofferenza della popolazione in seguito all’aggressione subita”, direttamente al “Presidente dell’Ucraina” con l’appello “ad essere aperto a serie proposte di pace”, sembrano, ahime! – come altre volte è avvenuto in passato – cadere nel vuoto. Il giorno dopo, la risposta è stata addirittura una più esplicita minaccia nucleare (poi furbescamente mitigata) da parte russa e la firma da parte di Zelensky di un documento che sanciva l’impossibilità di negoziare con Putin. Il modo di ragionare degli altri Capi di stato (poiché anche lui lo è, con tanto di Diplomazia e di ambasciatori-nunzi), infatti – non solo quello dei belligeranti ma di tutti coloro che sono in qualche modo coinvolti, noncuranti, sembra, dell’evidente escalation -, è ben diverso dalla “misericordia” che invoca Francesco.
Mentre scriviamo, non possiamo conoscere l’evolversi della situazione rivelatasi sempre imprevedibile in sé, dall’impensabile “invasione” alla clamorosa “controffensiva” di un Davide contro un Golia. Ma ora lo “zar” si sente sempre più solo e isolato, con la sua stessa gente che lo depreca, e per questo può diventare più pericoloso, aizzato dal suo orgoglio e dai suoi “fraudolenti” consiglieri, fino all’uso dell’atomica. Zelensky – spinto dagli insperati (ma ben calcolati e orchestrati) successi sul campo e soprattutto da quell’amor di patria presente nel cuore di tutti gli ucraini, molto più motivati a difendersi, nonostante le immani perdite, di quanto non siano spinti a combattere giovani di leva o attempati riservisti russi per una causa che non condividono (più), dato l’altissimo costo umano ed economico -, intende, come va ripetendo e com’è da ritenere giusto, non concedere all’inatteso “nemico” e “usurpatore” neanche un metro del proprio territorio, dalla Crimea al Donbass.
C’è chi ritiene che il papa, dal suo osservatorio speciale e neutrale, sia meglio informato di altri sui rischi imminenti di allargamento e ulteriore imbarbarimento del conflitto. Ma, come lui, anche noi speriamo che alla fine la ragione prevalga e un “serio” negoziato sia possibile: ne va, solo al pensiero che tutti vogliamo scacciare, della storia dell’intera umanità.

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