Salviamo la democrazia. Servono le riforme

Emmanuel Macron perde le elezioni legislative e non raggiunge la maggioranza assoluta necessaria per governare. Deve dunque sperare in un accordo politico per aggiungere ai 245 seggi della sua coalizione Ensemble i 64 dei gollisti e avere così la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale dove i seggi totali sono 577. Comunque vada il presidente francese sarà, quella che in gergo politico viene detta, l’anatra zoppa, costretto alla coabitazione con un’alleanza diversa dalla sua. Colpisce, peraltro, l’affermazione delle estreme: il Rassemblément National (estrema destra) di Marine Le Pen conquista 89 deputati, un risultato mai ottenuto prima. Nupes - Nouvelle union populaire écologique et sociale (estrema sinistra) di Jean-Luc Mélenchon ottiene 131 deputati. Ma c’è un altro dato politico da considerare e che ci interessa da vicino: hanno votato meno del 50 per cento dei francesi. La Francia da questo punto di vista conferma quanto si registra in altri Paesi occidentali, Italia compresa: la crescente lontananza di molti cittadini dalla politica.

(Foto ANSA/SIR)

Emmanuel Macron perde le elezioni legislative e non raggiunge la maggioranza assoluta necessaria per governare. Deve dunque sperare in un accordo politico per aggiungere ai 245 seggi della sua coalizione Ensemble i 64 dei gollisti e avere così la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale dove i seggi totali sono 577. Comunque vada il presidente francese sarà, quella che in gergo politico viene detta, l’anatra zoppa, costretto alla coabitazione con un’alleanza diversa dalla sua. Colpisce, peraltro, l’affermazione delle estreme: il Rassemblément National (estrema destra) di Marine Le Pen conquista 89 deputati, un risultato mai ottenuto prima. Nupes – Nouvelle union populaire écologique et sociale (estrema sinistra) di Jean-Luc Mélenchon ottiene 131 deputati. Ma c’è un altro dato politico da considerare e che ci interessa da vicino: hanno votato meno del 50 per cento dei francesi. La Francia da questo punto di vista conferma quanto si registra in altri Paesi occidentali, Italia compresa: la crescente lontananza di molti cittadini dalla politica.
Lo stato di salute della democrazia liberale non è certo un tema nuovo, anzi, ma negli ultimi recentissimi anni è tornato più volte alla ribalta con crescenti segnali di difficoltà. Su questo i fattori che intervengono sono molteplici. C’è senza dubbio un’azione (molto pesante e aggressiva) di quanti ritengono la democrazia liberale come qualcosa di negativo, pericoloso e dalla quale difendersi. Sono coloro che portano avanti la cosiddetta “democratura”, una democrazia parziale, a bassa intensità. Alla base della guerra in Ucraina c’è questa concezione da parte di Putin e della Russia. Con lui ci sono numerosi altri Paesi tra cui Cina, Brasile, Turchia, Ungheria, Bielorussia. E in più gli Stati Uniti di Donald Trump che con l’assalto al Congresso del gennaio 2021 ha reso evidenti le difficoltà in cui versa la democrazia a stelle e strisce.
Accanto a questi fattori esterni ci sono poi elementi di fragilità interna. È quello che il politologo americano Tom Nichols descrive efficacemente nel suo recente bel libro “Il nemico dentro” secondo cui i pericoli maggiori per le democrazie arrivano proprio dall’interno. C’è, infatti, una narrazione diffusa secondo la quale il sistema democratico è la causa di molti problemi che quotidianamente riguardano tante persone: dalle diseguaglianze, all’efficienza delle istituzioni, al funzionamento dei servizi pubblici. Da qui si spiega anche il fenomeno dell’astensionismo. In realtà, pur con tanti limiti, le nostre democrazie stanno garantendo, in generale, una qualità della vita assolutamente migliore anche solo di 30 anni fa e non paragonabile con altri Paesi. Eppure questo non viene sempre ricordato.
In tale quadro la democrazia appare un punto critico a cui si potrebbe forse anche addiritttura rinunciare. Per tutto questo c’è bisogno urgente di rilanciare i luoghi e gli strumenti della partecipazione democratica. Questo passa necessariamente per la riattivazione del percorso delle riforme per rendere le istituzioni da un alto meno autoreferenziali e lontane dai cittadini e dall’altro finalmente più efficienti e trasparenti (oggi la macchina burocratica rischia di mangiarsi la democrazia) capaci davvero di tutelare i più fragili, ridurre le iniquità, rafforzare le libertà. A tale riguardo il mondo cattolico ha una riserva culturale e valoriale importantissima da rimettere in circolo e questo senza dover ricorrere a nuovi soggetti politici. Il fallimento in questi anni dei tentativi di riforma non significa che non ce n’è bisogno, anzi: oggi più che mai urgono riforme per modernizzare e rivitalizzare la democrazia partendo dai giovani e dalle donne. E questo vale per l’Italia come pure per l’Unione Europea.

Altri articoli in Europa

Europa