Come in un tempo sospeso

Il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi forma di mediazione, sta causando il protrarsi di una guerra assurda, che lascia ancora interdetti per le motivazioni con le quali è stata avviata e per la crudeltà con cui si sta svolgendo. “A costo di morire tutti- affermano gli ucraini- non cederemo al ricatto dell’aggressore”; “Nemmeno una mosca si muova intorno a quelle “catacombe”, replica Putin. Anche quei timidi tentativi di fare incontrare le due parti, sembrano naufragare inesorabilmente.

(Foto ANSA/SIR)

Il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi forma di mediazione, sta causando il protrarsi di una guerra assurda, che lascia ancora interdetti per le motivazioni con le quali è stata avviata e per la crudeltà con cui si sta svolgendo. “A costo di morire tutti- affermano gli ucraini- non cederemo al ricatto dell’aggressore”; “Nemmeno una mosca si muova intorno a quelle “catacombe”, replica Putin. Anche quei timidi tentativi di fare incontrare le due parti, sembrano naufragare inesorabilmente. La visita dello scorso 28 aprile,prima a Mosca e poi a Kiev,di Guterres, Segretario delle Nazioni Unite (Onu), l’Organizzazione fondata nel 1945 da 51 Stati, fra cui la Russia, per rafforzare tra loro la pace, è stata boicottata con il lancio di bombe a due passi dalla sede dell’incontro. E’spontaneo chiedersi: perché bombardare, anziché trattare? Questioni di prospettive! Le grandi potenze, infatti, sono interessate più a rafforzare i loro armamenti che a garantire la pace e lo sviluppo dei popoli. Qualche dato: la Russia con 6370 armi nucleari, fra missili e bombe, supera gli Usa che ne posseggono “soltanto” 5.800; nel 2022 le spese militari hanno superato i 2 mila miliardi e, in questa ignobile gara, gli Stati Uniti sono in testa, seguiti dalla Cina, dalla Russia, dall’India e dal Regno Unito. È una logica antica. Già nel IV secolo si pensava che “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra)! Ma cosa chiedono le parti per deporre le armi e porre fine a questo sterminio di innocenti? Le risposte sono, purtroppo, ancora più preoccupanti: gli ucraini chiedono di riavere quello che possedevano prima della guerra, cioè l’integrità del loro territorio e l’indipendenza da Mosca, mentre Putin per giustificare, con qualche risultato visibile, la sua scelta di aggredire l’Ucraina, oltre alla Crimea e al Donbass, chiede, per ora, la città di Odessa per impedire all’Ucraina ogni sbocco a mare. È opinione diffusa, tuttavia che, oltre queste, Putin abbia altre inconfessabili pretese che, probabilmente, espliciterà il prossimo 9 maggio in occasione delle celebrazioni del giorno della vittoria della seconda guerra mondiale. Dalla “operazione speciale” si passerà alla “guerra totale” a Kiev, con l’intento di impartire, anche, una sonora lezione agli USA e a tutti gli Stati aderenti al Patto Atlantico, la tanto odiata Nato. Altro che colloqui di pace, siamo di fronte a una minaccia per l’umanità intera! Al punto che, la terza guerra mondiale, tanto evocata, potrebbe non rivelarsi soltanto un’ipotesi! È inutile dire che le preoccupazioni per gli effetti della guerra stiano crescendo ovunque. Dopo l’iniziale disponibilità e solidarietà nei confronti dell’Ucraina, in Italia comincia ad affiorare una certa insofferenza per le conseguenze economiche e politiche provocate da un conflitto nel quale ci troviamo, nostro malgrado, coinvolti. Si ha come l’impressione di essere tornati in un tempo sospeso, tra un passato noto, benché non florido, e un futuro incerto e difficile da immaginare. Anche perché la guerra sta rallentando la crescita e riaccendendo il senso di precarietà già sperimentato nei due anni di pandemia. Le sanzioni inflitte alla Russia, stanno provocando aumenti del costo del gas, del petrolio e degli altri prodotti energetici, con conseguente aumento generale dei prezzi (inflazione) e riduzione del potere reale dei salari: con la stessa somma di ieri, oggi si comprano meno beni.E’ proprio vero che “Ogni guerra– come afferma Papa Francesco- lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato!”. Ben vengano allora le tante iniziative – la marcia della Pace di Assisi, l’opposizione “alla deriva verso il pensiero unico e la resa dell’intelligenza” promossa da Avvenire e altre ancora – se da queste può venire una pressione a cambiare prospettiva e logica nei rapporti fra le Nazioni. “Se l’Ucraina – ha detto recentemente il Cardinale Parolin- ha diritto a difendersi dall’invasione subìta, tuttavia limitarsi alle armi rappresenta una risposta debole”. L’auspicio è che si torni allo spirito di Helsinki, lo storico Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione, firmato sotto la spinta di Mons. Casaroli nel 1975, grazie al quale i paesi dell’Est e dell’Ovest si unirono sulla via della distensione, con un forte invito a “trattare senza precondizioni”.

Altri articoli in Europa

Europa