La Pasqua dei tanti crocifissi

La Pasqua è una, ma gli uomini della terra non la vivranno tutti alla stessa maniera. Da noi e in gran parte dei Paesi occidentali, sentiremo il suono delle campane,mentre in altri luoghi si avvertirà il fragore delle armi.In 33 aree del mondo, molte di queste in Africa, ancora oggi ci sono conflitti. Non c’è guerra soltanto in Ucraina, nello Yemen, ad esempio, si combatte da anni, così come in Nigeria, in Etiopia, nella Repubblica democratica del Congo,in Somalia, nel Burkina Faso, in Mali, nel Sahel, nel Camerun, solo per citare i luoghi di guerra più conosciuti. Come possono celebrare la Pasqua gli abitanti di questi Paesi, minacciati, quotidianamente, dalle bombe e che vedono morire sotto i loro occhi altri fratelli o che assistono alla distruzione delle loro case sotto i colpi dei bombardamenti?

La Pasqua è una, ma gli uomini della terra non la vivranno tutti alla stessa maniera. Da noi e in gran parte dei Paesi occidentali, sentiremo il suono delle campane,mentre in altri luoghi si avvertirà il fragore delle armi.In 33 aree del mondo, molte di queste in Africa, ancora oggi ci sono conflitti. Non c’è guerra soltanto in Ucraina, nello Yemen, ad esempio, si combatte da anni, così come in Nigeria, in Etiopia, nella Repubblica democratica del Congo,in Somalia, nel Burkina Faso, in Mali, nel Sahel, nel Camerun, solo per citare i luoghi di guerra più conosciuti. Come possono celebrare la Pasqua gli abitanti di questi Paesi, minacciati, quotidianamente, dalle bombe e che vedono morire sotto i loro occhi altri fratelli o che assistono alla distruzione delle loro case sotto i colpi dei bombardamenti? Quale potrà essere il futuro di queste popolazioni; per quanto tempo dovranno assistere agli orrori della guerra; quanto dovranno lavorare per ricostruire le città e le loro case?Questa è la Pasqua dei tanti crocifissi dell’Ucraina e dei luoghi dove si consumano guerre diventate quasi perpetue. “Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi”. Con queste espressioni, pronunciate nella solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme di questa Pasqua 2022, Papa Francesco ha voluto ricordare i patimenti delle popolazioni che stanno vivendo il dramma della guerra. Il Papa ha davanti agli occhi,in particolare, gli orrori che vengono dalla terra martoriata dell’Ucraina dove, fortunatamente, fa da contrasto la gara di solidarietà dei Paesi europei, Italia compresa,verso chi fugge dalla guerra.Le immagini che vengono dalla cittadina di Bucha dei corpi legati mani e piedi, prima percossi e poi uccisi, delle donne spogliate, violentate e poi bruciate, dell’uomo abbattuto mentre fugge con la sua bicicletta, delle stazioni ferroviarie e degli ospedali pediatrici bombardati e delle altre orribili immagini, sono i segni indelebili di crimini che mostrano fin dove può arrivare la barbarie degli uomini. Crimini tanto orribili da indurre anche chi li ha commessi – le forze riconducibili all’esercito russo, secondo i tanti accertamenti effettuati – ad attribuirli alla parte avversa. Violentando,così, anche quella verità che,insieme ai civili, è la prima vittima della guerra. Quanto deve durare questa “follia”? C’è ancora spazio per la diplomazia? La risposta a queste e ad altre domande è, purtroppo, nei fatti: guerra, ancora guerra! Le sanzioni alla Russia per dissuadere Putin dal continuare a bombardare, non hanno sortito l’effetto sperato, mentre sono riuscite ad alimentare in Italia e altrove divisioni e polemiche, persino, sulle responsabilità della guerra. Mettendo in discussione anche l’evidenza dei fatti, che vede, al di là delle motivazioni, un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina). Ogni tentativo di dialogo così si infrange contro il muro dei sospetti reciproci: da una parte si evoca il disegno espansionistico degli Stati Uniti, dall’altra si sottolinea il progetto di Putin di volere ridare alla Russia quel ruolo di superpotenza a suo tempo perduto. Anziché far tacere le armi e provare a costruire la pace, si scruta negli armadi dell’avversario per individuarne gli scheletri. Tirando fuori anche le operazioni di guerra che, nel tempo e nelle varie parti del mondo – Vietnam, Cambogia, Afganistan, e altre ancora- hanno visto e vedono impegnati,alternativamente,la Russia e gli Stati Uniti.La via della pace non si concilia con le rivendicazioni o nuove richieste, reclama, piuttosto, il coraggio di rinunciare a qualche vantaggio o pretesa. Occorre, allora, inaugurare una nuova logica nell’intrattenere i rapporti fra gli Stati che, nel ripudiare le armi, scommetta su cammini difficili di dialogo. Soltanto così sarà possibile augurarsi, ancora una volta, una Buona Pasqua, persino nella lingua degli ucraini: “Kristos Voskres”(Cristo è risorto).

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