L’odio che genera odio

L’odio che genera odio, la violenza che si autoalimenta fino - e lo stiamo vedendo in questi giorni - alla concreta possibilità della distruzione di tutto. Di tutti. Si fermerà mai l’odio? Riusciremo mai a capire gli sbagli del passato e non ripeterli più, a capire finalmente che su questo pianeta c’è un altro modo di vivere, fatto di rispetto reciproco, di dialogo, di collaborazione e di scambio e non di continuo scontro e divisione e che una delle due strade porta alla convivenza pacifica, l’altro alla morte? Eppure l’odio serpeggia. Anche laddove ci si dovrebbe sentire uniti per una lotta comune. E così in due anni di pandemia (che non è ancora un capitolo chiuso del tutto) siamo passati dal cantare insieme sui balconi all’insultarci sui social. A dividerci, a combatterci. E nell’emergenza, le regole per la sicurezza di tutti e il vaccino hanno generato ancora divisioni, lacerazioni. E poi ovviamente la guerra, violenza nel senso più crudo, sanguinario e disumano.

(Foto ANSA/Sir)

L’odio che genera odio, la violenza che si autoalimenta fino – e lo stiamo vedendo in questi giorni – alla concreta possibilità della distruzione di tutto. Di tutti. Si fermerà mai l’odio? Riusciremo mai a capire gli sbagli del passato e non ripeterli più, a capire finalmente che su questo pianeta c’è un altro modo di vivere, fatto di rispetto reciproco, di dialogo, di collaborazione e di scambio e non di continuo scontro e divisione e che una delle due strade porta alla convivenza pacifica, l’altro alla morte? Eppure l’odio serpeggia. Anche laddove ci si dovrebbe sentire uniti per una lotta comune. E così in due anni di pandemia (che non è ancora un capitolo chiuso del tutto) siamo passati dal cantare insieme sui balconi all’insultarci sui social. A dividerci, a combatterci. E nell’emergenza, le regole per la sicurezza di tutti e il vaccino hanno generato ancora divisioni, lacerazioni. E poi ovviamente la guerra, violenza nel senso più crudo, sanguinario e disumano.
Odio che genera odio, violenza difficile da disinnescare. Tra i tanti progetti che tentano di seminare un po’ di pace in questi tempi così pesanti ce n’è uno al quale anche il nostro giornale ha deciso di dare il proprio piccolo contributo. Un’iniziativa promossa dalla ong Progettomondo sul tema delle parole d’odio che serpeggiano in tutti gli ambienti e trovano terreno fertile sul web.
Nascosti dietro ad una tastiera e uno schermo diventa ancor più facile lanciare parole che come bombe vanno a innescare odio, violenza e discriminazione. A volte senza piena consapevolezza di ciò che si sta facendo, dettata anche dalla scarsa conoscenza dei mezzi. Che usati male diventano armi. A volte senza pensare che si possano innescare reazioni a catena che diventano incontrollabili. Altre volte invece con piena consapevolezza e con dolo, con la voglia di danneggiare, infangare, delegittimare, punire. E questo in nome di una libertà di pensiero o di azione che non tiene conto della libertà degli altri, della dignità degli altri. Ma per puro cinico gioco o vendetta. Certo l’odio viaggia su tanti livelli e l’insulto lanciato sui social non è minimamente paragonabile alle bombe che vediamo nell’Ucraina attaccata dalla Russia. Tuttavia la radice è simile, l’habitat è quello, le dinamiche. L’odio si nutre di delirio di onnipotenza, di presunzione di superiorità o della convinzione che per contrastare un torto si debba rispondere con un atto ancora più eclatante.
Allora forse l’esercizio che ognuno di noi può fare parte dal cercare di eliminare nella propria vita, nella propria giornata, le parole e le dinamiche che portano nella direzione dell’odio e allontanano dal dialogo, dal confronto, dall’ascolto dell’altro. Non servirà forse a disarmare gli arsenali, ma è un inizio per disintossicarci e provare ad immaginare un mondo migliore che non sia destinato all’autodistruzione.

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