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Romania, si moltiplicano i contagi. I timori delle Chiese cattolica e ortodossa

La Corte, all’inizio di luglio, ha dichiarato anticostituzionale la quarantena per le persone positive al Covid-19: da quel momento migliaia di persone hanno lasciato gli ospedali e l'isolamento, e sono cresciuti i contagi. Solo nelle ultime 24 ore se ne registrano 1.151. Le comunità ortodossa (che ha perso, per il coronavirus, l'anziano vescovo di Suceava, Pimen) e quella cattolica preoccupate per il possibile diffondersi della malattia. Le tre regole per partecipare alle liturgie

Bucarest: sacerdoti durante una celebrazione. Sotto, il vescovo ortodosso Pimen, deceduto a causa del coronavirus

Sono più di mille al giorno i contagiati che le autorità romene registrano ultimamente, e il trend è sempre in crescita. Molte persone hanno abbassato la guardia su mascherina, distanziamenti e altre precauzioni, altre non danno più credito alle autorità o alla stampa, c’è chi pensa che sia tutta una messa in scena e un tentativo di manipolare e controllare le masse. Dopo che la Corte, all’inizio di luglio, ha dichiarato anticostituzionali la quarantena e l’isolamento delle persone positive al Covid-19, in Romania si è creato un vuoto legislativo le cui conseguenze sono evidenti oggi: 24 ore dopo la decisione della Corte costituzionale, più di 600 pazienti positivi al Covid-19 hanno lasciato gli ospedali, oltre 30mila hanno abbandonato l’isolamento e più di 1.200 hanno lasciato la quarantena; dopo una settimana, le autorità registravano il numero più grande di pazienti positivi, 555 contagiati in 24 ore, raddoppiati in questi ultimi giorni.

Oltre mille contagi al giorno. Il ministero romeno della salute ha annunciato oggi 1.151 nuovi contagiati nelle ultime 24 ore e 33 persone decedute, il numero totale di quelli che hanno perso la vita a causa del coronavirus, dall’inizio della pandemia, arrivano a 2.239. Negli ospedali ci sono quasi 7mila contagiati, più di 2mila persone positive al coronavirus sono in isolamento al loro domicilio e circa 5mila in isolamento istituzionalizzato. 13.890 persone sono in quarantena a domicilio e 15 in quarantena istituzionalizzata. Per questo si moltiplicano gli appelli a non allentare le misure adatte a prevenire i contagi.

Paese diviso in due. Ad oggi, in diverse città gli ospedali sono pieni, i pazienti sono tenuti sui corridoi, in allestimenti sanitari mobili o traferiti in altre località; per alcune città le autorità hano istituito la quarantena o hanno imposto l’obbligo d’indossare la mascherina anche all’aperto. Inoltre, diversi Paesi dell’Europa hanno deciso di condizionare l’ingresso dei cittàdini romeni: test negativi o isolamento di 14 giorni. Però, come nota un infettivologo dell’ospedale di malattie infettive di Timisoara, la Romania sembra divisa in due: metà del Paese si gode le vacanze, ignorando la pandemia, e metà si preoccupa delle conseguenze di atteggiamenti poco responsabili di fronte alla pandemia. E infatti, se ci sono città con circa 100 casi positivi al giorno, cinque città romene sembrano essersi liberate dal coronavirus, registrando da qualche tempo zero contagiati.

Un segnale d’allarme per le chiese. La situazione preoccupa le Chiese ortodossa e cattolica. Anche se ci sono stati alcuni casi di contagiati tra il clero, si è registrato un unico decesso: l’arcivescovo ortodosso di Suceava, Pimen, di 90 anni. In Romania solo da un mese che si possono celebrare le messe all’interno dei luoghi di culto, rispettando le regole e le distanze, ma la crescita continua del numero dei contagiati diventa un segnale d’allarme anche per l’attività di culto.

Alcune buone regole. Nella capitale romena – città che registra quotidianamente il più alto numero di contagiati – sono 19 le chiese cattoliche e circa 200 quelle ortodosse. “Le statistiche degli ultimi giorni riguardo i contagi Covid-19 ci preoccupano”, racconta al Sir don Tarciziu Serban, portavoce dell’arcidiocesi romano-cattolica di Bucarest. “È vero che da quando celebriamo di nuovo all’interno delle chiese non sono stati segnalati casi di contagio nell’ambito delle comunità cattoliche”, però “sappiamo tutti che se succedesse, quella chiesa sarebbe posta sotto quarantena. Perciò ricordiamo sempre, dal pulpito delle chiese e da quello dei mezzi di comunicazione, a tutti i partecipanti alle celebrazioni liturgiche di rispettare le 3 regole, semplici ma vitali, di igiene: la distanza; la sanificazione con regolarità soprattutto delle mani; l’uso della mascherina”.

 

 

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