Elezioni regionali

Baviera: messaggio alla Merkel. Giù Csu e Spd, bene i Verdi. Risultato modesto per i nazionalisti Afd

Il voto nel Land tedesco più ricco e popoloso conferma le difficoltà dei partiti che guidano il Paese, ossia i cristiano-sociali con gli storici alleati della Cdu e la Spd. Successo degli ambientalisti, populisti attorno al 10%, buon risultato per i “liberi elettori”. Non sarà semplice formare un governo locale, mentre già si guarda alle amministrative in Assia del 28 ottobre. E, all’orizzonte, si profilano le europee

(Foto: AFP/SIR)

Esultano i Verdi, la Csu si lecca le ferite ma già pensa al prossimo governo regionale. I socialdemocratici sono dimezzati, mentre l’annunciata avanzata populista risulta, alla fine, piuttosto contenuta. I risultati delle elezioni bavaresi tutto sommato rispettano le previsioni della vigilia e, in questo senso, aprono nuovi interrogativi sul futuro della Grosse Koalition – Cdu/Csu più Spd – che sostiene il governo federale di Angela Merkel. I giornali tedeschi della mattina usano toni apocalittici: “shock”, “terremoto”, “debacle per la GroKo”. Ma già gli sguardi sono rivolti al prossimo, importante test elettorale, le elezioni amministrative che si svolgeranno in Assia il 28 ottobre.

I numeri. L’Unione cristiano sociale (Csu) di Horst Seehofer, attuale ministro dell’interno del governo Merkel, crolla dal 47,7% del 2013 al 37,2%. A perdere oltre il 10% dei propri voti anche il Partito social democratico (Spd), alleato di governo della cancelliera, nonché partito del presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier, che dal 20,6% del 2013 scende al 9,7%.

I Verdi raccolgono forse una fetta delle preferenze in libera uscita dalla sinistra, attestandosi al 17,5%, +8,9% rispetto al 2013.

I “liberi elettori” (Freie Wähler), che si potrebbero paragonare a liste civiche territoriali a carattere conservatore, incassano invece l’11,6% dei voti; il partito nazionalista Afd (Alternative für Deutschland), che ancora non correva nel 2013, ha avuto il 10,2% delle preferenze. I liberali dell’FdP superano di un soffio lo sbarramento del 5%. Fuori la sinistra “die Linke”. Sono andati alle urne il 72,4% dei bavaresi, l’8,8% in più rispetto al 2013.

(Foto: AFP/SIR)

Vincitori, veri o presunti. La giovane leader ambientalista Katharina Schulze parla di “risultato storico. Non abbiamo mai avuto risultati a doppie cifre”. La formazione ecologista e progressista si attesta secondo partito, doppiando la Spd, mirando al governo del Land. Ma dal quartier generale dei Grünen si guarda anche a Berlino; il messaggio sembrerebbe chiaro: la coalizione guidata dalla cancelliera fatica a reggere e deve cominciare a misurarsi con le elezioni europee del 2019, dove Afd potrebbe lievitare ulteriormente.

Esultano dal canto loro i nazionalisti di estrema destra della Afd: “Con questo risultato abbiamo l’aumento più significativo di tutti”,

dice Joerg Meuthen. Il partito, che sta raccogliendo voti su tutto il territorio nazionale, peraltro non va oltre un elettore su dieci. Forse poco per ambire a un ruolo di protagonismo politico. Infatti Afd si smarca subito da eventuali impegni di governo regionale, sostenendo che è irrealistico trattare per una coalizione con la Csu. I populisti sanno che le responsabilità di governo fanno perdere simpatie e consensi…

“Mandato a governare”. La Csu, che guida da oltre mezzo secolo il Land più popoloso e ricco della Germania, sconta un forte arretramento, non parla di sconfitta e semmai – pur nell’amarezza del dimagrimento elettorale – rilancia: “Abbiamo un chiaro mandato a governare”, secondo il primo ministro bavarese Markus Soeder.

“Non è un giorno facile della Csu, questo è un risultato doloroso. Lo accettiamo e ci confrontiamo. Ma una cosa è chiara: non solo siamo il partito più forte, ma abbiamo un mandato per formare il nuovo governo”

e “occorre costruire un esecutivo stabile per la Baviera”. La Csu intende “trattare con tutti i partiti, ad esclusione dell’Afd”. Di “sconfitta amara” parla il segretario generale della Spd Lars Klingbeil, aggiungendo: “si tratta di un chiaro segnale al governo di Berlino”.