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Merkel resta in sella, ma sulla Germania si addensano nuvole populiste

Il risultato delle elezioni del 24 settembre confermano Cdu/Csu primo partito e la leadership ad Angela Merkel, costretta però a una nuova e complicata coalizione con liberali e verdi. I socialdemocratici, ai minimi storici, scelgono l’opposizione; a destra si impone la formazione antieuropea Afd. E l’Ue guarda preoccupata al futuro politico di Berlino

Foto SIR/UE

Da una parte Angela Merkel ha perso le elezioni del Bundestag: la sua Unione cristiano-democratica (Cdu), insieme alla bavarese Unione Cristiano-sociale (Csu), ha portato con sé solo il 33% dei voti. Cioè l’8% in meno rispetto alle ultime elezioni del 2013. Resta però vincitrice su un altro piano, perché, dopo 12 anni, ha di nuovo ricevuto un chiaro mandato di governo; la Cdu/Csu è confermata come prima forza politica del Paese e nessun governo potrà essere formato senza o contro di essa.
Tuttavia, Angela Merkel ha bisogno di partner che siano disposti a entrare in coalizione con lei per raggiungere una maggioranza assoluta di deputati in Parlamento in vista dell’elezione del cancelliere e la formazione del governo. Ci sono solo due possibilità aritmetiche. Una però, la continuazione della “grande coalizione” con i socialdemocratici (Spd), è già stata esclusa la sera delle elezioni a causa delle forti perdite elettorali della Spd. Con il 20,5% dei voti, la Socialdemocrazia ha ottenuto il peggior risultato elettorale della sua storia. La sua leadership, affidata all’europeista Martin Schulz, ha categoricamente escluso una nuova coalizione con la Cdu/Csu. Gli elettori non hanno premiato la riuscita partecipazione alla “grande coalizione”, in cui la Spd ha portato avanti le idee e i punti del proprio programma su tutte le questioni sociali e politiche. La “grande coalizione” è stata eliminata perché ha evitato le controversie su questioni importanti, sui temi virulenti e le preoccupazioni della società. I piccoli partiti del resto non sono stati in grado di adempiere al ruolo di opposizione, per cui dal punto di vista democratico è necessario nella prossima legislatura porre una forte opposizione al governo: così la Spd, sotto la guida di Schulz, vede giustamente l’esito elettorale come mandato per guidare l’opposizione, anche per evitare che il ruolo di leader dell’opposizione ricada su Alternativa per la Germania (Afd), il partito di protesta populista di destra con forti elementi radicali, che con quasi il 13% dei voti entra per la prima volta al Bundestag, come terza forza.
Come partner di coalizione per la Cdu restano, poiché è esclusa una coalizione con l’Afd, così come una coalizione con la Sinistra (Die Linke, 9,2%), solo in una coalizione tripartita con i liberali (Fdp, 10,7%) e i Verdi (8,9% ). In più c’è l’Unione cristiano-sociale bavarese, che è associata alla Cdu in un’alleanza di partito, ma parteciperà ai difficili negoziati della coalizione come partito indipendente.
I profili dei potenziali partner in un nuovo governo sono molto diversi. Ognuno ha priorità particolari nel suo programma. La Csu guarda a destra; in particolare vuole una politica più restrittiva sui rifugiati e sull’asilo per contrastare l’Afd. Il Fdp vuole più mercato e meno regolamentazione. I Verdi puntano ad avere più protezione ambientale e climatica, con le relative conseguenze per l’industria e i trasporti.
La Cdu, grande partito popolare, che in sé integra già molti gruppi con interessi e obiettivi diversi, riesce sempre a bilanciare esigenze anche contraddittorie.

La cancelliera è maestra della moderazione: è sempre riuscita a trovare compromessi solidi.

Questa volta è sostenuta dal fatto che una coalizione tra partner diversi non ha alternative, poiché il rifiuto della Spd è fondato e definitivo.
Al di fuori della Germania, naturalmente, ci si chiede quali siano le possibili conseguenze della nuova costellazione. La cancelliera sarà in grado di continuare la sua politica europea anche con i nuovi partner di governo? Dovrà tener conto di ciò che il successo dell’Afd esprime? Riuscirà a coinvolgersi nelle proposte del presidente francese, Emmanuel Macron? Come risponderà alle idee del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e alla sua visione del futuro dell’Unione europea?
Tutto questo, naturalmente, resta aperto fino alla formazione del governo, che richiederà un certo tempo. Non succederà molto prima delle elezioni in Bassa Sassonia fra tre settimane. Tuttavia, molti segnali dicono che la politica europea sarà portata avanti nel segno della continuità e che, tenuto conto delle sfide che l’Europa si trova di fronte al suo interno e dei pericoli che la minacciano dall’esterno, i tedeschi si coinvolgeranno nelle nuove iniziative che la Francia si attende, anche se con la prudenza che è tipica della cancelliera Merkel.

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