Invitato ufficialmente dal Presidente della Repubblica, sulle orme dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, Benedetto XVI si appresta a venire a visitare il nostro Paese. Per coloro che sono appassionati del dialogo, la Turchia è una terra inevitabile. Anche il percorso ecumenico passa necessariamente dalla sede storica e primaziale dell’Ortodossia mondiale. Bartolomeo I resta il punto centrale di questo viaggio del Sommo Pontefice.
Da molto tempo, egli desiderava vivamente questa visita e con la perseveranza che lo caratterizza non ha mai smesso di rinnovare i propri inviti pressanti. Per comprendere questo evento in profondità, è necessario reimmergersi nella grande storia della Chiesa. E’ necessario risalire fino al quarto secolo, all’epoca in cui Costantino trasferì la capitale dell’Impero romano a Bisanzio.
E’ necessario ricordare il primo millennio della storia cristiana che vedeva convivere nell’unità, pur non senza difficoltà, l’Oriente e l’Occidente cristiano. La Chiesa del Cristo non ha mai potuto dimenticare questa unità originaria e sente intimamente che l’unità voluta dal Cristo la riporta incessantemente alle proprie origini.
Siamo pronti ad entrare in un tale processo? I mass media, qui e altrove, saranno in grado di elevarsi a tale livello? E’ consentito dubitarne. Facciamo almeno in modo che le nostre comunità cristiane locali siano meglio preparate a vivere tale avvenimento. Nel corso dei giorni che ci separano dall’arrivo del Santo Padre, chiedo ai cattolici di prepararsi nella preghiera a questo momento di grazia. Che questa visita apostolica sia ben compresa da tutti. Che essa possa toccare i cuori e gli spiriti. Che essa sia un grande momento per la Chiesa in pellegrinaggio sulla terra. Che il successore di Pietro possa adempiere con successo al proprio ministero di unità e di pace di fronte ai discepoli di Cristo, a tutti gli altri credenti e a tutti gli uomini di buona volontà.
Per i cattolici della Turchia, sono previsti due grandi momenti: la Messa presso il Santuario di Meryem Ana a Efeso il 29 novembre e quella nella Cattedrale del Santo Spirito a Istanbul per il 1 dicembre. Quest’ultima celebrazione sarà preparata dalle quattro comunità cattoliche di Istanbul: armena, caldea, siriaca e latina. Anche le Chiese ortodosse hanno da molto tempo espresso il desiderio di rallegrarci con la loro presenza. Dopo la grande giornata presso il Patriarcato ecumenico, questo sarà anche un momento di preghiera e di comunione profonda con colui che presiede la carità, secondo la felice espressione di Sant’Ignazio di Antiochia.
Noi ci prepariamo nel fervore a vivere questo avvenimento.
Molti si sono già messi al lavoro. Grazie a tutte le buone volontà che si manifestano, ognuna secondo il proprio carisma. Per accogliere il Santo Padre, ricordiamo le parole del profeta Isaia: ” Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza …” (Is. 52,7). E ripetiamo le parole inscritte nel suo nome: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Riprendendo anche le parole dell’ospitalità del nostro Paese, noi gli diciamo di tutto cuore: “Hos geldiniz, siate il benvenuto, Padre Santissimo!”.
Louis Pelâtre – vicario apostolico di Istanbul
(16 novembre 2006)
Pellegrino di unità
NOTE