Don Andrea Santoro, don Martin Kmetec, padre Hanri Leylek, padre Pierre Brunissen. Si allunga la lista dei sacerdoti, uccisi o aggrediti in Turchia. Una escalation iniziata il 5 febbraio di quest’anno, quando a Trabzon il prete romano, don Andrea Santoro viene ucciso da un giovane, ora sotto processo. Quattro giorni dopo è la volta, a Smirne, del ferimento del religioso sloveno don Martin Kmetec. L’11 marzo, a Mersin, un giovane armato di un coltello lungo circa 80 cm. aggredisce il frate cappuccino Hanri Leylek. Il 2 luglio, a Samsun, sulla costa turca del mar Nero, viene accoltellato il sacerdote francese, Pierre Brunissen. Sale, dunque, la tensione e la paura per i sacerdoti cattolici e per i cristiani che vivono nel Paese. Mons. Padovese, vicario apostolico per l’Anatolia commentando l’aggressione a padre Brunissen riconosce che “la situazione non è più tanto tranquilla come in passato. Lo stesso p. Brunissen era stato minacciato”.
Minacce e aggressioni che hanno indotto le autorità turche a dare una scorta ad alcuni sacerdoti cattolici. Che il clima fosse cambiato se ne aveva avuto sentore da diverso tempo, da quando cioè, giornali e televisioni riportavano servizi in cui l’azione dei missionari cattolici veniva screditata, con illazioni e accuse di favoreggiamento della prostituzione, distribuzione di soldi, proselitismo e propaganda cristiana. Nonostante ciò non si ferma la missione di dialogo e di reciproca apertura della Chiesa cattolica con l’Islam. “L’esempio di don Andrea Santoro è vivo e forte”, dice il presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Ruggero Franceschini.
Nessun rancore. “Sto bene anche se sono un po’ scosso”. A parlare è padre Pierre Brunissen, il sacerdote francese aggredito a Samsun. Raggiunto telefonicamente dall’agenzia Sir il prete, noto per aver riaperto la chiesa di S. Maria a Trabzon, per sostituire temporaneamente don Andrea Santoro, assassinato il 5 febbraio scorso, racconta l’accaduto: “questa persona (un quarantasettenne conosciuto come squilibrato mentale, ndr) era già venuto da me altre volte per dirmi che voleva farmi conoscere un suo amico. Mentre andavo con lui mi ha accoltellato al fianco. Non serbo rancore verso di lui. Nonostante ci siano estremisti, comunque pochi, che mi attaccano anche con una campagna di calunnie contro di me (propaganda cristiana, ndr) da tempo sto cercando di creare, a partire dalla mia parrocchia dedicata alla Nostra Signora dei dolori, insieme ai miei pochissimi parrocchiani, il più possibile un clima di amicizia con i musulmani di Samsun, con le stesse autorità della città, da cui ho ricevuto solidarietà, e con la popolazione nella quale ho molti amici e mi trovo molto bene. Una minoranza di estremisti non può mettere a repentaglio il dialogo”.
Un volto sporcato. “L’ho sentito al telefono. Mi ha fatto molto piacere trovarlo sereno e tranquillo. Mi ha detto che sta bene e che non serba rancore per la persona che l’ha colpito, si dice uno squilibrato”. “Gli hanno fatto visita anche le autorità turche del luogo che gli hanno portato le scuse a nome della città”. A confermare le buone notizie sulle condizioni fisiche di padre Pierre Brunissen è il presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Ruggero Franceschini. “Fatti del genere – dichiara mons. Franceschini – non fanno altro che compromettere l’ingresso della Turchia nell’Ue che la Chiesa turca ha sempre sostenuto purché siano rispettati i diritti di tutti. Simili aggressioni, molto probabilmente fomentate da fondamentalisti che approfittano di persone psicologicamente fragili, sporcano il volto della Turchia che è ben diverso. Da parte nostra continuiamo nella strada del dialogo e della reciproca conoscenza. L’esempio di don Andrea Santoro resta forte e vivo. I sacerdoti che ho contattato in questi giorni sono ben consapevoli, non hanno paura. Il dialogo ha bisogno di tempo per maturare”.
Sangue musulmano per padre Pierre. Dello stesso avviso mons. Georges Marovitch, portavoce dei vescovi turchi per il quale “il gesto di una persona squilibrata non può mettere a repentaglio il lungo cammino di dialogo interreligioso. Si tratta di un’aggressione isolata, non condivisa dalla maggioranza dei turchi, e da condannare senza riserva”. Da sottolineare il fatto che molti musulmani si sono resi disponibili a donare sangue per p. Pierre. “Speriamo e preghiamo perché la prossima visita di Benedetto XVI generi un miglioramento dei rapporti ecumenici e interreligiosi in Turchia e in Europa”. Gli avvenimenti di questi giorni in Turchia hanno proposto all’attenzione il summit delle religioni che si chiude oggi, 5 luglio a Mosca, cui ha partecipato anche una delegazione vaticana. Analogamente a quello di Mosca si è svolto a Larnaca, Cipro, il secondo convegno annuale dell’Asem (Asia-Europe meeting interfaith dialogue) sul tema “Comprensione tra le fedi e cooperazione per un mondo pacifico”: 200 i delegati da 40 Paesi europei ed asiatici.
(05 luglio 2006)
L’esempio di don Andrea
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