Domenica 5 marzo – II di Quaresima

La liturgia della Parola di questa seconda domenica di Quaresima ci fa fare un volo nel racconto matteano per metterci a terra – nel capitolo 17 – a metà del cammino missionario che Gesù sta compiendo insieme ai suoi discepoli. Nel capitolo precedente essi si trovavano nella regione di Cesarea di Filippo quando Gesù li aveva interrogati per sapere cosa avessero compreso di Lui, della sua identità e del suo modo così particolare di essere quel Messia da tutti atteso. Pietro aveva dato la risposta giusta e tanto gradita a Gesù che Egli lo definì: “beato” per il dono ricevuto di quella rivelazione (cf. Mt 16,21). Ma neppure lui aveva penetrato la verità del suo Signore, faceva, infatti, grande resistenza a un Messia che sarebbe stato incoronato di spine e non di gemme (cf Mt 16,22). Gesù è deciso: “Da allora cominciò a dire chiaramente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (16,21). Ed ecco che sono passati sei giorni da quando il cammino verso Gerusalemme è iniziato. Nonostante ne fosse contrariato anche Pietro segue il Signore e con lui tutti gli altri. Nonostante la durezza con cui lo aveva rimproverato sei giorni prima, Gesù ama Pietro e crede ancora in lui e adesso, all’inizio della “salita” a Gerusalemme, vuole fare a lui e ai figli di Zebedeo – i primi ad essere stati coinvolti alla sua sequela – un regalo speciale, perché acquistino una luce che li renda capaci di continuare il viaggio la cui mèta è colma di tenebre. “Dopo sei giorni Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui” (17,1-3). Da questa posizione Gesù rivela la sua identità divina, un punto di vista prezioso di cui fa dono ai tre discepoli che, così, acquistano una consapevolezza particolare, luminosa, intima del loro Maestro. Simile a quella privilegiata che acquisirono Aronne Nadab e Abiu, quando salirono sul monte insieme a Mosè e videro la Gloria di Dio (cf. Es 24;***). Si tratta di una visione interiore, di un disvelamento operato dalla luce di quanto si cela dentro la persona di Gesù: la sua comunione con personaggi uniti a Dio come Mosè ed Elia. La sua trasfigurazione è una metamorfosi (il verbo è: come indica il verbo metamorfóo, cf. v.2), Gesù appare come pura luce, la prima incarnazione della Parola (cf. Gen 1,2*), il suo volto come sole, le sue vesti candide come quelle dell’angelo che annuncia la resurrezione (cf. Mt 28,3). Così come Matteo aveva annunciato all’inizio della missione di Gesù, nella tappa di Cafarnao, Gesù sarà “luce che rifulge nelle tenebre” (Mt 4,16). “Pietro disse a Gesù: ‘Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia’. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (17,4-5). Pietro vorrebbe fermare il cammino iniziato da Gesù, vorrebbe che Egli fosse solo un glorioso Figlio di Dio e non anche un arrischiato figlio dell’umano. È quel peso della strada che Gesù deve fare nel mondo, quella ruvidità oscura del suo destino terreno che il cuore di Pietro rifiuta. Non solo vorrebbe restare lui con Giacomo e Giovanni sul monte ma vorrebbe che la nube – che ricorda la Presenza compagna di Dio al suo popolo eletto – rimanesse ad avvolgere Gesù “parlando con Dio faccia a faccia” come accadeva con Mosè (cf Es 33,11). Vorrebbe passar oltre quel tempo in cui tutte le Scritture si compiono nel volto di un re (cf Sal 2) rovesciato nella postura di un Servo che porterà il diritto alle nazioni (cf Is 42). Ed è questa la ragione della visione riservata ai tre apostoli, proprio ora che devono prendere slancio per accompagnare Gesù a ché tutto si compia. La luce del Volto trasfigurato dovranno conservarla nella memoria del cuore per la notte del Volto sfigurato, sul Monte degli Ulivi, poche ore prima che Gesù sarà crocifisso, come ha annunciato, quando Pietro e gli altri preferiranno dormire pur di non guardare. Un anticipo di Resurrezione nel corpo arreso del figlio dell’uomo.