Domenica 7 febbraio

Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”. Queste parole del Vangelo aprono la grande riflessione sull’attività taumaturgica di Gesù. L’evangelista Marco evidenzia con chiarezza come l’annuncio del regno sia accompagnato dall’esercizio di due ministeri tra loro complementari, quello della guarigione e quello della liberazione. Gesù esce dalla sinagoga, dove aveva iniziato il suo primo annuncio del regno, e subito si reca dalla suocera di Pietro che giace a letto con la febbre e continua poco dopo la sua missione scacciando numerosi demoni. Una prima considerazione esegetica ci mostra come il Vangelo distingua nettamente la malattia fisica da quella spirituale. Queste considerazioni, apparentemente prive di rilevanza, sono in realtà un prezioso e insostituibile contributo per ristabilire una corretta antropologia biblica. L’uomo ferito dal peccato ha bisogno di essere guarito e liberato, non solo guarito ma anche liberato. Le conseguenze del peccato originale e personale, sebbene rimangano misteriose nelle loro evoluzioni, sono tuttavia riscontrabili nelle due esperienze di sofferenza descritte dal Vangelo di Marco.  In tempi relativamente recenti il Santo Padre Paolo VI ha sentito l’urgenza di intervenire sulla questione affermando quanto segue: “Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico che si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni”. Esce dal quadro biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscere questa realtà come esistente, eppure ancora oggi esistono cristiani, addirittura teologi, che negano l’esistenza del demonio o riducono questa realtà a un vero e proprio mito. Queste derive spirituali hanno gravi ricadute sull’esercizio del corretto annuncio della salvezza. Alcuni teologi considerano gli esorcismi biblici operati da Gesù, semplici guarigioni di malattie che, allora, venivano considerate influssi spirituali. In realtà si tratta di errori grossolani, più che altro di poca onestà intellettuale, l’esegesi biblica più attenta e la teologia affrontata seriamente riconoscono in modo chiaro la differenza con cui il Cristo, nei vangeli, si è rivolto ai malati e agli indemoniati. Si tratta di due modi chiaramente distinti. Come Gesù, ogni cristiano che annuncia il Vangelo guarisce e libera. Illuminanti le parole di papa Francesco nell’Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate”: “Non pensiamo dunque che il demonio sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea, tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”.