Maria Ss.ma Madre di Dio

Nm 6, 22-27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

I pastori sono annunciatori, raccontano e diffondono quanto hanno veduto.

Una scelta che non pare opportuna, vista la fama di cui godevano. Eppure sono proprio i primi.

Il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, ha privilegiato questa modalità di annuncio.

Oggi noi avremmo fatto ricorso ai social, alla messaggistica. Avremmo però lo stesso spessore di annuncio di questi poveri pastori che da quella notte hanno continuato a risuonare nei secoli?

Quasi a dire che, tutto quanto si riveste di potenza, non trova spazio nella vita di questo bambino, debole come tutti i neonati.

La fede nel Salvatore non può essere rinchiusa nel proprio animo, diventare un fatto privato gelosamente tenuto nascosto. Anche se non viene espressa a parole, devono palesarlo i fatti, lo stile di vita, la testimonianza che non tema i giudizi altrui.

Ormai il Signore ha fatto irruzione nella storia. Che cosa deve cambiare? Soprattutto chi deve cambiare?

In fin dei conti tutti noi, in un modo o nell’altro, in una misura o nell’altra.

Per questo oggi la Chiesa ci offre di considerare la Maternità di Maria. Se guardiamo a lei come ad uno specchio possiamo trovarvi riflessa la nostra stessa immagine che la Madre accoglie e guida nella plasmazione diversa.

Speranza e pace portano un nome, quello della persona incarnata: Gesù. Non come dati acquisiti o trovati ma come doni da fare propri, da incarnare costantemente perché possano penetrare in noi e brillare.

È un evento da osservare e decifrare: i testimoni oculari, i pastori, non si lasciarono trarre in inganno dal luogo, per loro la stalla era un elemento abituale, conosciuto. Quanto non era abituale e conosciuto, era proprio il bambino. Non solo ma quel bambino.

I pastori trovarono e poi videro. L’evangelista con l’uso di questi verbi sottolinea l’incontro dei discepoli con Gesù. Porta quindi in tutto il corso della narrazione evangelica l’impronta di questi poveri pastori che però diventano ricchi di fede.

Poveri con un povero, portatori dell’evento che sconvolgerà non solo il popolo d’Israele ma tutta la storia dell’umanità: Gesù è il Salvatore, il Risorto.

Certamente per uno sguardo superficiale la sproporzione era quella che contava: annunciare la regalità proprio da una stalla?

Il Messia deve proprio rivelarsi in questo modo? Lo sconcerto è legittimo e non farà che crescere a dismisura in tutta la vita di Gesù. E anche dopo… il Risorto continua ad interpellare e a chiedere di essere ascoltato per rovesciare quella logica di potere, di vanagloria, di supremazia che caratterizzano il nostro sguardo sui nostri simili e sui rapporti sociali.

Maria, la Madre, vive questo travaglio. Come trovare il bandolo di tutto quanto sta avvenendo? Come collegarlo con quanto i Maestri del popolo d’Israele le avevano insegnato nella catena di trasmissione lungo i secoli?

Vedere e udire sono i grandi verbi della fede che si ritroveranno negli Atti degli Apostoli e che designano quindi questi anonimi pastori come i primi testimoni i primi inviati, cioè apostoli.