Santissima Trinità

Es 34,4-6.8-9; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18

Conclusi con la Pentecoste i grandi cicli liturgici legati alla celebrazione della storia della Salvezza – Natale ed Epifania prima, Quaresima e Pasqua fino a Pentecoste, poi – riprendono le domeniche del Tempo Ordinario. Ma prima che questo avvenga, quasi a fare sintesi dottrinale e vitale di tutta la storia della salvezza, ecco l’odierna celebrazione della solennità della Santissima Trinità. Una festa che viene qui posta in qualche modo catechisticamente, quasi a dire ai fedeli che in questo giorno si recano alla Messa: ricordatevi di Colui che di tutto quanto abbiamo celebrato è l’autore: Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo; e, meditate sul motivo primo, ultimo e unico di tutta questa opera divina, che è riassumibile in una sola parola: amore.

Ecco, allora, le tre letture della Messa di oggi. La prima, dall’Esodo, ci riporta a Mosè, che sale sul Sinai per ricevere dal Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe i dieci Comandamenti scritti sulle tavole di pietra. E Dio, che ha guidato la storia della salvezza prima della nascita di Gesù, viene invocato con il suo nome: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Non un Dio lontano, ma un Dio che “cammina in mezzo a noi”, anche quando noi lo tradiamo, che “perdona la nostra colpa e il nostro peccato” e fa di noi la sua “eredità”.

Il brano evangelico di Giovanni ci porta al tempo della presenza di Gesù, figlio di Dio fatto uomo, in mezzo a noi per realizzare la redenzione attraverso la croce e la risurrezione. Il messaggio, nella differenza e nella distanza delle situazioni storiche, è lo stesso del brano dell’Esodo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. L’amore, ancora una volta, come unica motivazione dell’azione di Dio nel suo Figlio Gesù. Amore sempre pronto a perdonare: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.

E il brano della seconda lettera di Paolo ai Corinzi indica quale deve essere per tutti i secoli il fondamento della vita dei cristiani e della Chiesa fino alla fine dei tempi: “Vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”, con l’augurio che “la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio (Padre) e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.

Una sintesi meravigliosa. La Messa di oggi non spiega il “mistero” supremo della fede cristiana, – l’unità di un solo Dio in tre Persone – che sempre resterà fino a quando lo incontreremo faccia a faccia nell’eternità, ma illumina in pienezza qual è il significato, il motore, il senso di tutta la storia della salvezza e del mondo: amore, nient’altro che l’amore supremo di Dio, amore che diventa perdono, amore che i credenti in lui devono mettere a guida di tutta la loro esistenza terrena, in vista di gustarlo in pienezza nell’eternità.