Il pertugio di Dio

Siamo già a metà Avvento e corriamo il rischio di trovarci a Natale senza che neanche ce ne accorgiamo. La liturgia ci viene incontro e ci invita a una sosta salutare e opportuna

foto SIR/Marco Calvarese

«La conversione è il cammino di tutti i giorni». L’ho ascoltato da un sacerdote durante la Messa di domenica scorsa. Siamo già a metà Avvento e corriamo il rischio di trovarci a Natale senza che neanche ce ne accorgiamo.

La liturgia ci viene incontro e ci invita a una sosta salutare e opportuna. In cosa consiste la conversione? Quale percorso ci propone? «Significa entrare nella logica di Dio – ha aggiunto lo stesso prete che mi ha di certo visto prendere appunti mentre pronunciava l’omelia -. È un cambiamento di mentalità. Significa pensare e agire come farebbe Dio.

Vuol dire sposare i sentimenti di Dio, come indica san Paolo nella lettera ai Romani».

Siamo tutti avvolti in un tremendo chiasso che disturba e distrae.

Subiamo continui bombardamenti di messaggi. Veniamo contagiati da un pensiero lontano da quello indicato dal Battista nel brano di Vangelo letto domenica scorsa. Lui è il primo esempio per noi, sobrio e austero. Ma lui stesso ci indica un Altro cui ispirare i nostri pensieri e il nostro cuore. Cosa ci chiede il Signore? Ci domanda di stare un po’ nel deserto, per preparare l’incontro con Gesù. Ma per Dio, inutile girarci attorno, non siamo importanti noi con i nostri ruoli, i nostri impegni, le nostre mille attività. Lui scruta i nostri pensieri. Guarda la nostra anima, come il prete dall’ambone ha ricordato ai fedeli.

Il Padre, quello misericordioso, ci aspetta sempre. A Lui non interessa la nostra coerenza e neppure il rispetto delle regole. Lui ci guarda negli occhi, conosce i nostri bisogni, sa delle nostre debolezze, degli inganni e dei tradimenti. Eppure ci attende, come quel padre che da lontano vide il figlio prodigo che tornava a casa.

Il nome di Dio è misericordia è il titolo del libro/conversazione tra papa Francesco e il vaticanista Andrea Tornielli. «Mi pento di non essere pentito» e già a Dio basta. Al Signore è sufficiente per comprendere i nostri bisogni, il nostro anelito. Per capire da che parte stiamo, con chi ci schieriamo, con chi e dove vogliamo andare.

Forse è questa la conversione che il Signore ci chiede, anche in vista del Natale, del Dio con noi che viene in mezzo alle case degli uomini a condividere le nostre esperienze e a prendere su di sé i nostri peccati.

«Quello spiraglio – risponde papa Francesco al giornalista – che permette l’azione della sua grazia».

Quel pertugio di Dio è per noi un’immagine consolante capace di riempire i nostri cuori di speranza.

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