Cogliere le opportunità del nuovo corso

A meno di un mese dal suo insediamento, il primo governo Meloni è entrato nel pieno della sua operatività. Assolti gli adempimenti istituzionali – giuramento, nomina ministri, sottosegretari e fiducia del Parlamento – l’esecutivo ha iniziato ad affrontare i problemi programmati e quelli che, giorno dopo giorno, si presentano, senza trascurare le questioni internazionali. La premier ha preso già i primi contatti con le istituzioni dell’Unione, confermando la sua scelta europea, atlantica e filo ucraina, mostrando, così, di volersi muovere in continuità con Draghi. Come si chiede da ogni parte, il governo tenta di passare dagli annunci ai fatti, seguendo, ovviamente, quella linea - la discontinuità con il passato- anticipata durante la campagna elettorale sia sul piano politico che su quello culturale.

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

A meno di un mese dal suo insediamento, il primo governo Meloni è entrato nel pieno della sua operatività. Assolti gli adempimenti istituzionali – giuramento, nomina ministri, sottosegretari e fiducia del Parlamento – l’esecutivo ha iniziato ad affrontare i problemi programmati e quelli che, giorno dopo giorno, si presentano, senza trascurare le questioni internazionali. La premier ha preso già i primi contatti con le istituzioni dell’Unione, confermando la sua scelta europea, atlantica e filo ucraina, mostrando, così, di volersi muovere in continuità con Draghi. Come si chiede da ogni parte, il governo tenta di passare dagli annunci ai fatti, seguendo, ovviamente, quella linea – la discontinuità con il passato- anticipata durante la campagna elettorale sia sul piano politico che su quello culturale. Le dichiarazioni programmatiche presentate alla Camera dalla Meloni, più che una elencazione di provvedimenti da prendere, sono apparse un vero e proprio manifesto, maturato nel corso di un lungo impegno politico, sfociato in un vero e proprio (il suo) capolavoro. “Volli, e sempre volli, e fortissimamente volli” (V.Alfieri). La Meloni vuole trasformare questo suo successo personale in un’azione di governo duratura ed efficace, tenendo a bada, nel contempo, i suoi due alleati, Salvini e Berlusconi, che mal digeriscono di dovere essere governati dalla “ragazza” che hanno visto crescere. Così che la Premier sembra debba guardarsi più dagli alleati, che dalle opposizioni, peraltro, al momento, alquanto inconsistenti. In coerenza con la linea annunciata, la Presidente Giorgia Meloni, ha voluto dedicare la prima riunione del Consiglio dei ministri a taluni argomenti capaci di mostrare chiaramente quale sia l’identità che caratterizzerà, da qui in avanti, l’azione del governo da lei presieduto. In tal senso, anziché affrontare nella prima riunione, come in precedenza annunciato, la legge di bilancio e la questione del caro bollette, due argomenti ritenuti da ogni parte prioritari, la Premier ha portato sul tavolo del consiglio dei ministri misure che, per quanto importanti, non rivestono la stessa priorità delle prime. Questioni, tuttavia, che sono in grado di mostrare il vero volto del nuovo corso: l’ordine pubblico, le misure anti Covid-19 e l’immigrazione. Le norme contro i “rav” (rave parties o feste di delirio), per dichiarare che “da oggi nel nostro Paese nessuno potrà fare il proprio comodo”; l’assoluzione per i medici e infermieri no-vax, come segnale per bocciare la politica sanitaria dei governi precedenti e come prezzo per onorare qualche debito elettorale; l’immigrazione, infine, per tornare a fare la voce grossa con i deboli. L’avvento della Meloni a Palazzo Chigi ha suscitato nell’opinione pubblica molte aspettative, tanto che i sondaggi la danno in ascesa anche dopo le elezioni, segno delle vive attese nei suoi confronti. Da qui l’auspicio, per il bene del Paese, che il cambiamento annunciato dalla Meloni non si riduca però a provvedimenti spot o a un semplice cambio di nome di taluni ministeri, ma si estenda ai vari ambiti del sistema Paese, a partire dal funzionamento delle Istituzioni centrali, regionali e periferiche. Occorre superare i tanti ostacoli – la burocrazia, la corruzione, l’evasione fiscale, la questione meridionale e altri ancora – che impediscono all’Italia di essere un Paese moderno e in crescita. Sta alle forze politiche tutte, sia di maggioranza che di opposizione, cogliere l’opportunità del ritorno, tanto evocato, di un governo politico, dopo una lunga stagione di esecutivi tecnici o di emergenza. La governabilità è stata da sempre una questione centrale per la nostra Repubblica. Già i padri costituenti avvertivano l’esigenza di trovare “dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di governo”. Dispositivi che, partendo da una adeguata legge elettorale, possano favorire l’alternanza al governo del Paese, in modo tale che, chi perde, vada all’opposizione e, chi vince, governi e venga valutato alla scadenza del mandato. L’auspicio è che, da un sano, costruttivo e non divisivo confronto fra opposizione e maggioranza, possano scaturire una maggiore maturità politica e la scoperta dei valori della nostra costituzione, che costituiscono il comune patrimonio da difendere.