Perché no?

Ovviamente, e non poteva essere altrimenti in questi tempi da tastiera facile, è partito tutto il coro dei commenti. Lo si fa su tutto ormai, dai vaccini ai Presidenti della Repubblica, passando per il festival di Sanremo. Era impensabile che non succedesse anche per il Papa. Perché andare in tv? Perché quella trasmissione piuttosto che un’altra? Perché trattare quei temi e non altri… ecc. In effetti, pur non essendo la prima volta che Bergoglio si espone e si concede ai giornalisti, il collegamento con la trasmissione “Che tempo che fa” e il clima colloquiale con il quale ha parlato e si è raccontato, ha una portata epocale. Per la tv, ma anche per la Chiesa.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Ovviamente, e non poteva essere altrimenti in questi tempi da tastiera facile, è partito tutto il coro dei commenti. Lo si fa su tutto ormai, dai vaccini ai Presidenti della Repubblica, passando per il festival di Sanremo. Era impensabile che non succedesse anche per il Papa. Perché andare in tv? Perché quella trasmissione piuttosto che un’altra? Perché trattare quei temi e non altri… ecc. In effetti, pur non essendo la prima volta che Bergoglio si espone e si concede ai giornalisti, il collegamento con la trasmissione “Che tempo che fa” e il clima colloquiale con il quale ha parlato e si è raccontato, ha una portata epocale. Per la tv, ma anche per la Chiesa.
E quindi la risposta alla domanda “perché il capo della Chiesa ha scelto di accettare l’invito” è semplicemente: “Perché no?” Perché non avrebbe dovuto utilizzare anche questo mezzo per stare in mezzo alla gente. Perché no? Qualcuno ha gridato allo scandalo per un Papa troppo “pop”, forse pensando che in tv il Santo Padre avrebbe dovuto “tenere le distanze”, parlare dall’alto di una cattedra, e snocciolare encicliche una dietro l’altra. Nulla di tutto questo. Nella sua concretezza di pastore e di testimone, si è fatto esempio vivente di quella “Chiesa in uscita” che sempre invoca e che purtroppo in molti ambienti ecclesiali fatica a trasformarsi da parola in gesto concreto. Una Chiesa che non sta sulle nuvole a tuonare giudizi e condanne, ma che prima di ogni altra cosa si mette in ascolto del mondo e si fa vicina… E non per questo non prende posizione. Anzi! Ma lo fa guardando le persone negli occhi e nel cuore. Toccando con mano i problemi. Sporcandosi le mani. Perché solo così può capirli e farli propri. “Un uomo può guardare un altro uomo dall’alto in basso solo quando lo aiuta a rialzarsi”. In questa frase tutta potenza di un papa che si fa prossimo a tutti. Che cammina insieme. E lo fa anche attraverso lo schermo di una tv. La forza rivoluzionaria non sta tanto nel mezzo utilizzato, ma nel suo mettersi al pari dell’interlocutore. Di tutti noi. Non è un invito dall’alto, da così in alto da non poter essere sentito, frainteso, o non preso in considerazione. Interpella. E chiede una risposta.

(*) direttore “La Fedeltà”

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