Lettera a Maria di Nazaret

Carissima Maria di Nazaret, il giorno di Natale di Gesù è anche il tuo giorno. Giorno di sofferenza e di gioia, di apprensione e di speranza, di conferme e di attesa. Hai sofferto i dolori del parto, in una quasi totale solitudine (con tutto rispetto, San Giuseppe non credo avesse tanta esperienza di assistenza ai parti) e ti sei lasciata avvolgere da sentimenti di gioia per la nascita del bambino tanto atteso e annunciato. Hai forse provato un po’ di apprensione (non paura, perché c’era Giuseppe a proteggerti) per i tipi che si sono avvicinati incuriositi e preceduti da profumi non certo di lavanda. E poi l’arrivo dei Magi, così generosi e misteriosi. Chissà quante speranze riponevi in tuo figlio, per il popolo d’Israele e per tutti! Quello che ti capitava era una continua conferma di quello che ti era stato detto, ma prevaleva comunque l’attesa, perché la storia era appena iniziata. La sofferenza per questa interminabile pandemia e le difficoltà di tante famiglie, di bambini e di anziani in particolare. Le speranze sono impastate di tante apprensioni. Riusciremo come tuoi figli a rimanere una famiglia unita e intonare la musica del Vangelo, come l’hai intonata tu con il tuo Magnificat?

foto SIR/Marco Calvarese

Carissima Maria di Nazaret, il giorno di Natale di Gesù è anche il tuo giorno. Giorno di sofferenza e di gioia, di apprensione e di speranza, di conferme e di attesa. Hai sofferto i dolori del parto, in una quasi totale solitudine (con tutto rispetto, San Giuseppe non credo avesse tanta esperienza di assistenza ai parti) e ti sei lasciata avvolgere da sentimenti di gioia per la nascita del bambino tanto atteso e annunciato. Hai forse provato un po’ di apprensione (non paura, perché c’era Giuseppe a proteggerti) per i tipi che si sono avvicinati incuriositi e preceduti da profumi non certo di lavanda. E poi l’arrivo dei Magi, così generosi e misteriosi. Chissà quante speranze riponevi in tuo figlio, per il popolo d’Israele e per tutti! Quello che ti capitava era una continua conferma di quello che ti era stato detto, ma prevaleva comunque l’attesa, perché la storia era appena iniziata. La sofferenza per questa interminabile pandemia e le difficoltà di tante famiglie, di bambini e di anziani in particolare. Le speranze sono impastate di tante apprensioni. Riusciremo come tuoi figli a rimanere una famiglia unita e intonare la musica del Vangelo, come l’hai intonata tu con il tuo Magnificat?
Sapremo in questi mesi, sollecitati da papa Francesco, ritrovarci a dialogare nei “gruppi sinodali” per ascoltare lo Spirito che parla alla Chiesa, come lo hai ascoltato tu nell’annunciazione del concepimento di tuo Figlio?
Anche noi siamo chiamati ad accogliere nel nostro cuore i germi di una nuova vita. Si, perché Natale non è finito! Lo Spirito vuole rinnovarci, e ripete anche oggi:
Ecco, faccio nuove tutte le cose.
Maria, come te, anche noi ci chiediamo: è davvero possibile che una comunità stanca e sfiduciata possa spalancare cuore e mente alla gioia del Signore che è vivo oggi? Sapremo ascoltare l’invito dell’angelo: “Nulla è impossibile a Dio”? Sono in trepidante attesa, anch’io come te, e cerco qualcuno che, come per te Elisabetta, mi confermi che non è tutta un’illusione, che lo Spirito è un fuoco che brucia e la sua fiamma è già accesa.
Maria, Madonna del fuoco, alimenta la fiamma della nostra fede dell’amore e della speranza. Anche tu, quando sei tornata a casa con Gesù, dopo averlo recuperato nel tempio, avrai pensato che il fuoco fosse al lumicino. Ma avevi compreso, solo tu, che non era ancora giunta la sua ora. Per noi è questa l’ora della nascita di una Chiesa rinnovata dal fuoco dello Spirito. Nella festa della Madonna del fuoco ormai vicina, le fiamme continueranno a bruciare per riscaldare e incoraggiare a ri-costruire una nuova umanità, una nuova Chiesa a Forlì e in tutto il mondo. Allora sarà un anno nuovo! Buon anno.

(*) vescovo di Forlì

 

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