Gli indecisi a tutto

Le forze politiche, partiti o movimenti, in questa fase vivono più di giochi e di tattiche organizzate per occupare o mantenere posti di leadership al loro interno, che non per il bene del Paese. Qualcuno ha definito i leader attuali “gli indecisi a tutto”, costantemente tesi ad annusare l’aria per guadagnare qualche consenso in qualsiasi direzione. I confronti fra le diversità di idee e di progetti non sono più ammessi. In passato, nelle singole forze, le minoranze si esprimevano senza produrre scontri.

(Foto ANSA/SIR)

Le forze politiche, partiti o movimenti, in questa fase vivono più di giochi e di tattiche organizzate per occupare o mantenere posti di leadership al loro interno, che non per il bene del Paese. Qualcuno ha definito i leader attuali “gli indecisi a tutto”, costantemente tesi ad annusare l’aria per guadagnare qualche consenso in qualsiasi direzione. I confronti fra le diversità di idee e di progetti non sono più ammessi. In passato, nelle singole forze, le minoranze si esprimevano senza produrre scontri. Ora si cerca subito di smorzare evitando congressi e confronti diretti per non rompere o rimanere isolati; soprattutto in una fase di riduzione dei posti in parlamento. Massimo D’Alema ha ipotizzato un ritorno alle ideologie sulle quali riorganizzare la politica. Stando a ciò che disse Italo Mancini – presbitero, filosofo, teologo e indimenticato docente a Urbino – l’ideologia è “pensiero cogente l’azione”. L’ideologia, cioè, è un’idea pregiudiziale, una costruzione teorica che si impone, fa violenza alla realtà. Ogni ideologizzazione, come abbiamo ripetutamente visto anche nei fatti recenti, impedisce di accogliere la realtà per ciò che è; si deducono da visioni preconcette decisioni che forzano i fatti. Nella Evangelii Gaudium, al §231 papa Francesco dice, invece, che la realtà è superiore all’idea. Se non si instaura un costante dialogo fra pensiero e realtà si rischia di occultare quest’ultima con “fondamentalismi antistorici, eticismi senza bontà, intellettualismi senza saggezza”. Abbiamo assistito ad una rigidità senza ragioni sul Ddl Zan. Eppure, anche il card. Bassetti aveva suggerito di fare qualche modifica per arrivare ad una legge più valida. Anche le rigide contrapposizioni di concessionari balneari, di taxisti e altri cercano di bloccare le necessarie riforme per la libera e corretta concorrenza. La politica, dominata da populismi e demagogie, da slogan e proposte bandiera, non conosce più l’arte della politica che avanza attraverso le mediazioni. Si dimentica che lo scopo è il bene comune. Almeno, si dovrebbe mediare per un interesse comune, che è molto meno nobile ma ha pur sempre uno scopo di pacificazione, cercando un equilibrio fra le parti. Il presidente Draghi, nel riprendere in mano i difficili passi di mediazione all’interno delle forze che sostengono il suo governo, ha ribadito che ci sono inutili rigidità ideologiche mentre sono necessari provvedimenti su come tenere a galla la barca. Alzare le bandierine non è così importante quanto mantenere il galleggiamento e la rotta verso porti sicuri.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì)