Perché sia una vera rinascita

Ci sono delle coincidenze che hanno del singolare! L’Italia apre una sua nuova pagina proprio all’indomani del 25 aprile – giornata dedicata alla festa della liberazione – per tornare, gradualmente, dopo oltre un anno di forzata chiusura, alla normalità e avviare, nel contempo, uno straordinario piano di ricostruzione. Settantasei anni fa, il 25 aprile del 1945, ci liberavamo da un oppressore, il nazifascismo, oggi iniziamo un nuovo corso per rinascere sotto il duplice aspetto, sanitario ed economico, dalla catastrofe causata da un nemico invisibile che, in meno di due anni, ha prodotto vittime, danni sociali ed economici non meno gravi di quelli causati dalla grande guerra.

(Foto: ANSA/SIR)

Ci sono delle coincidenze che hanno del singolare! L’Italia apre una sua nuova pagina proprio all’indomani del 25 aprile – giornata dedicata alla festa della liberazione – per tornare, gradualmente, dopo oltre un anno di forzata chiusura, alla normalità e avviare, nel contempo, uno straordinario piano di ricostruzione. Settantasei anni fa, il 25 aprile del 1945, ci liberavamo da un oppressore, il nazifascismo, oggi iniziamo un nuovo corso per rinascere sotto il duplice aspetto, sanitario ed economico, dalla catastrofe causata da un nemico invisibile che, in meno di due anni, ha prodotto vittime, danni sociali ed economici non meno gravi di quelli causati dalla grande guerra. Mentre si continuano a contare, in misura sempre più decrescente, contagi, ricoveri e morti da Covid, nelle piazze non cessano le proteste di quelle categorie che, giunte allo stremo delle forze, chiedono di tornare a lavorare. Le ingenti somme impiegate, prima dal governo Conte, ora dal governo Draghi per ristori e rimborsi, hanno compensato, solo in minima parte, le perdite subite da ristoratori, ambulanti, negozianti, baristi, gestori di palestre e via di seguito. Gli oltre cento miliardi spesi dallo Stato hanno prodotto l’effetto di fare lievitare, oltremisura, il debito italiano fino a fargli superare il 160 per cento del Prodotto interno lordo – una volta e mezza il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti dal Paese in un anno- senza riuscire, peraltro, a sollevare dalla miseria milioni di cittadini. Da qui la decisione del Presidente del consiglio di innestare la duplice marcia: da una parte la “riapertura ragionevole”, dall’altra l’avvio del tanto atteso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) previsto dall’Unione europea con il Recovery Plan. “L’Italia ha davanti una occasione imperdibile – ha detto Draghi- un’opportunità unica per la crescita e per recuperare il deficit accumulato nel tempo”. Il Piano prevede una sessantina di opere, molte delle quali rimaste finora nel cassetto, che saranno realizzate nel segno della sostenibilità, contemperando, cioè, le esigenze economiche con quelle dei cittadini e dell’ecologia. Un piano, ancora, basato su un mix di investimenti e riforme: mentre si realizzano le opere, si mettono in moto quelle riforme che aspettano da tempo di essere attuate (burocrazia, giustizia, ricerca, fisco, sanità, concorrenza, etc). Si innesta, così, un vero e proprio processo virtuoso: gli investimenti mettono in moto la crescita, migliora la competitività, aumenta l’occupazione, cresce il Prodotto interno lordo (PIL), così da creare le condizioni per affrontare il debito pubblico. Non sono in pochi a trovare più di un’analogia fra il piano Marshall e il Recovery Plan. Anche oggi l’Italia può contare su un governo di “unità nazionale” e, in più, ha un Presidente del Consiglio di alto profilo. Tutto è pronto, assicura il capo del governo, non solo sul piano sanitario, ma anche sul piano organizzativo, per fare partire il programma di investimenti degli oltre 200 miliardi dei fondi europei che, da qui al 2026, dovrebbero far transitare l’Italia dal declino alla crescita e farle recuperare i tanti ritardi accumulati in tutti i settori. La campagna di vaccinazione, dopo gli iniziali intoppi, prosegue secondo i piani prestabiliti e il Recovery Plan, dopo l’approvazione da parte del governo e il confronto con tutte le parti istituzionali, sociali e imprenditoriali, sarà inviato, dopo il voto del Parlamento, a Bruxelles entro la data stabilita del 30 aprile. Chi può porre ostacoli alla realizzazione di un programma così lusinghiero e pensare di mandare tutto all’aria, attraverso continue e, spesso, pretestuose richieste? Si impone uno spirito unitario, un impegno corale di tutte le componenti politiche, sociali ed economiche, nonché il coinvolgimento di tutti i cittadini che, con i loro comportamenti responsabili, dovranno rafforzare le condizioni perché si realizzi una vera rinascita. “Qui si parrà la tua nobilitate“ direbbe il Sommo Poeta rivolgendosi alla classe politica. Non si è chiamati a difendere il proprio “orticello”, ma a perseguire il bene comune!

(*) direttore de “La Vita diocesana” (Noto)