La Dad? Bene ma non benissimo

Speriamo davvero, come auspicato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, che si realizzi la possibilità di consentire ai ragazzi almeno un mese di scuola in presenza. Tutti in classe, studenti e insegnanti, osservando le norme anti Covid. Perché la Dad (didattica a distanza) è stato un ripiego resosi necessario in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia, utile – a detta degli esperti – per evitare il diffondersi del contagio, ma la scuola è ben altro, molto di più e assai meglio che seguire lezioni ed essere interrogati davanti allo schermo di uno strumento tecnologico.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Speriamo davvero, come auspicato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, che si realizzi la possibilità di consentire ai ragazzi almeno un mese di scuola in presenza. Tutti in classe, studenti e insegnanti, osservando le norme anti Covid. Perché la Dad (didattica a distanza) è stato un ripiego resosi necessario in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia, utile – a detta degli esperti – per evitare il diffondersi del contagio, ma la scuola è ben altro, molto di più e assai meglio che seguire lezioni ed essere interrogati davanti allo schermo di uno strumento tecnologico.

Ha fatto scalpore e suscitato polemiche a livello nazionale, oltre ad una interrogazione parlamentare, la vicenda di una studentessa del liceo Montanari invitata dalla docente di Tedesco a bendarsi prima dell’interrogazione, così da fugare il dubbio che la ragazza potesse spulciare da un libro o da un altro dispositivo, ovviamente non visibili all’occhio della webcam. Un metodo assai discutibile quello adottato dalla prof, fosse pure stato dettato da un eccesso di zelo, che ha esposto la studentessa ad una umiliazione, anche agli occhi dei compagni di classe collegati on line.

Ogni insegnante, di qualsiasi scuola, potrebbe scrivere un libro sulle fatiche della didattica a distanza e sui comportamenti poco consoni e talvolta furbeschi tenuti dagli studenti. I quali a loro volta potrebbero fare altrettanto, visto che non sarà mancata qualche occasione… per farla franca, come pure altre in cui recriminare su inopportune osservazioni o richiami di questo o quel docente. Peraltro nulla di nuovo sotto il sole. Già con la didattica in presenza avveniva così, in una sorta di gioco del gatto con il topo. Chi in occasione di un compito in classe non ha mai preparato almeno un bigliettino da nascondere nei posti più strani?

La Dad si è rivelata come il classico “piuttosto di niente, meglio piuttosto”, ma l’auspicio è di non doverla riproporre in futuro come unica forma di insegnamento, apprendimento e verifica. Penso, per esempio, alle difficoltà dei bambini nel dover affrontare gli elementi fondamentali dell’aritmetica e della scrittura senza poter seguire la maestra alla lavagna. È come avere gli occhi bendati.

(*) “Verona Fedele”