Festival e furbetti del vaccino. Questi sarebbero dei modelli?

C’è una frase di Papa Francesco che mi sono appuntato sul mio taccuino e che di tanto in tanto vado a rileggere. L’ha pronunciata durante l’omelia di una Messa che aveva celebrato nel 2013 nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Dice così: «Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia».

(Foto ANSA/SIR)

C’è una frase di Papa Francesco che mi sono appuntato sul mio taccuino e che di tanto in tanto vado a rileggere. L’ha pronunciata durante l’omelia di una Messa che aveva celebrato nel 2013 nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Dice così: «Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia».

Ho voluto condividerla con voi questa settimana in cui le cronache sono particolarmente affollate da una parte da cattivi maestri e dall’altra da splendidi testimoni del nostro tempo. L’incubo della pandemia, dalla quale non sembra esserci via di uscita, ci fa avvertire sempre più forte il bisogno di speranza: nell’uomo, nel futuro, in Dio. Siamo avidi di parole di conforto, di rassicurazioni, di porti sicuri in cui approdare. Ma quali modelli ci vengono proposti, invece, dal mondo là fuori?

Prendiamo, per esempio, una manifestazione popolare come il Festival di Sanremo. Nell’ultima edizione, oltre alla mancanza di pubblico, è mancato anche il buon gusto e il rispetto verso «la fede dei piccoli, la Chiesa cattolica, i credenti», come ha fatto notare il Vescovo di Ventimiglia – Sanremo Mons. Antonio Suetta. Lo spettacolo ha mostrato troppe volgarità, momenti di derisione e manifestazioni blasfeme che hanno indignato tanti uomini e donne «depositari di una fede semplice e pura». Ci sarebbe piaciuto, proprio a noi che facciamo un giornale pop e che siamo allergici al bigottismo, che certi temi venissero trattati con più serietà, con quella ironia intelligente che molto amiamo e con esibizioni e siparietti che non andassero alla continua ricerca di qualche scandalo o scandaletto. Mi domando: sono questi i modelli di artisti (non tutti, alcuni si salvano) che proponiamo ai nostri giovani?

Chi ha avuto voglia di cambiare canale, si è imbattutto nei servizi di approfondimento sul viaggio del Papa in Iraq: tutto un altro mondo, in ogni senso. Francesco, in questa sua storica visita, ci ha detto che «l’amore è la nostra forza». Insomma: un’altra musica, no? Contesti diversi; messaggi differenti.

Se ci mettiamo a cercare troviamo altri esempi edificanti. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si sottopone al vaccino anti Covid come qualsiasi nostro concittadino e si mette in fila, senza corsie preferenziali, allo “Spallanzani” di Roma, dando a tutti una lezione. Questo è il mio presidente! Di contro, per non farci mancare nulla, che dire dei furbetti delle vaccinazioni? Due mesi fa un infermiere dell’ospedale di Voghera ha vaccinato di nascosto la moglie ed è stato sospeso; lunedì il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi, in- sieme alla sua Giunta, si è dimesso: hanno avuto una dose di Pfizer, compreso il richiamo, pur non essendo nelle liste dell’Asp.

Non vorrei che anche dalle nostre parti qualche sindaco o qualche politico o qualche sacerdote o qualche giornalista, amico di questo o di quel medico di base, amico di amici che lavorano in cliniche o in Rsa, abbia fatto il vaccino pur non es- sendo il suo turno. Sarebbe gravissimo: significherebbe che chi deve dare l’esempio, appunto, ha approfittato del suo ruolo e ha scavalcato la fila, a danno di chi è, orgogliosamente, un “semplice” cittadino.

Mi auguro proprio di no: anche questa è una speranza di cui sento il bisogno.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)