Uniti si porta frutto

Riascoltare e rimeditare le parole di Gesù “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” - proposte come tema portante della Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani che si svolge, come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio - ci aiuta a vivere con maggiore intensità e con più coraggio anche questa fase difficile della storia dell’umanità, di cui la grande e articolata famiglia dei credenti in Cristo condivide le sorti, le angosce e le speranze. La Settimana inizia, come ormai da molti anni in Italia, dopo la giornata dedicata all’approfondimento del dialogo tra ebrei e cattolici: un altro ambito importante in cui cercare e trovare rapporti nuovi, aperti a prospettive di speranza.

(foto Siciliani-Gennari/SIR)

Riascoltare e rimeditare le parole di Gesù “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” – proposte come tema portante della Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani che si svolge, come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio – ci aiuta a vivere con maggiore intensità e con più coraggio anche questa fase difficile della storia dell’umanità, di cui la grande e articolata famiglia dei credenti in Cristo condivide le sorti, le angosce e le speranze. La Settimana inizia, come ormai da molti anni in Italia, dopo la giornata dedicata all’approfondimento del dialogo tra ebrei e cattolici: un altro ambito importante in cui cercare e trovare rapporti nuovi, aperti a prospettive di speranza. E domenica prossima 24 gennaio – nel cuore della Settimana – si svolgerà la “Domenica della Parola di Dio” come invito ad approfondire quanto il Signore stesso ci ha comunicato nell’Antico e nel Nuovo Testamento. In particolare, per quanto riguarda il dialogo e la ricerca della comunione tra cristiani, non mancano segnali che indicano il desiderio e la volontà di camminare sempre più decisamente verso l’unità, che diventi segno, annuncio e promessa di una unità più grande fra tutti i credenti e fra tutti gli uomini. In questa fase della storia, segnata dalla sofferenza e dalla preoccupazione, ci sentiamo tutti più coinvolti in una medesima situazione che pone in crisi le nostre sicurezze, ricordandoci i nostri limiti e suscitando le potenzialità di tutti, consapevoli che ci si può salvare solo insieme e, aggiungiamo noi, con l’aiuto di Dio. In questo tempo di pandemia, in cui sperimentiamo restrizioni e isolamenti, lontananze da persone care o anche esclusione forzata o volontaria di persone dalla nostra vita quotidiana, ci rendiamo conto di quanto sia duro e triste “stare lontani”, interrompere rapporti e, in ultima analisi, stare, in diversi modi, “divisi”. Gesù suggerisce ai credenti in lui la forma più vera per restare uniti: “rimanere nel suo amore”. Fonte e garanzia di unità è la sua persona e la sua parola. Purtroppo si creano spesso divisioni pretestuose anche all’interno delle comunità e all’interno stesso della Chiesa cattolica con interpretazioni malevole e ingiustificabili o con chiacchiere controproducenti. Ci si rende conto di quanto facciano male alla Chiesa, alle persone e allo stesso cammino ecumenico, per non dire alla stessa umanità che dovrebbe tendere a sentirsi un’unica grande famiglia. E in questo senso non mancano, anche nella cronaca attuale, esempi di divisioni deleterie, in Europa, negli Usa e nella nostra Italia – dove, ad esempio, non si comprende il gioco al massacro all’interno di un governo che dovrebbe portare avanti unitariamente la ripresa del Paese (come insiste il presidente Mattarella e suggerisce lo stesso pontefice). Restando nel “suo” amore, ci dice Gesù – e, allargando lo sguardo, “restando nell’amore e nell’unità” – possiamo portare molto frutto. Frutti buoni e abbondanti, che fanno bene a tutti. “Mai più lontani” – verrebbe da dire – e i frutti non mancheranno.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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